[Dialogante 2] Il nome falene viene generalmente usato – senza
pretese di scientificità – per designare le farfalle che non sono Ropaloceri e volano per lo più di notte.
Anche le Sfingi sono tra queste. Qui
accenneremo a un’altra famiglia di specie vistosissime e per dimensioni (fino a
30 cm di apertura alare nel Attacus atlas)
e per decorazione alare. Argema mittrei
del Madagascar, oltre al bellissimo giallo delle ali, contrassegnate dalle
quattro macchie ocellari tipiche della famiglia Saturniidae (o Attacidae),
possiede due lunghe, spettacolari code che nel volo si intrecciano dando
l’impressione di essere più d’impaccio che di qualche utilità. Può darsi
tuttavia che esse confondano i predatori (essenzialmente uccelli) proprio per
la loro insolita lunghezza.
[Dialogante 1] Di contro
alla sovrabbondanza di Saturnidi
esotici, la fauna europea ne possiede solo poche specie, una delle quali, la
grande ‘Saturnia del pero’ (Saturnia pyri)
raggiunge i 15 cm e oltre.
[Dialogante 2] Ricordo che
una ventina di anni fa la si incontrava regolarmente attaccate ai lampioni
stradali qui in Sabina. Più volte abbiamo trovato anche il grande, solito
bozzolo di seta ruvida alla base degli alberi del giardino. Dentro, il bozzolo
era per lo più vuoto.
[Dialogante 1] Ma come avrà
fatto la grossa farfalla a uscire da questo involucro, in apparenza intatto e
senza un foro di uscita?
[Dialogante 2] La cosa è
ben nota: il grosso bruco, certo non troppo dotato intellettualmente, fila del
suo bozzolo con grande abilità, lasciando che una delle sue estremità resti
aperta, protetta solo da una barriera di fili rigidi rivolti all’infuori in
modo da impedire l’ingresso ai malintenzionati e nel contempo a facilitare
l’uscita alla grande falena. Abbiamo più volte allevato l’imponente bruco – di
un bel verde costellato di verruche azzurre provviste di lunghe setole nere – e
osservato la sua faticosa conquista della libertà. Ancora al momento di
lasciare il bozzolo e la spoglia ninfale le ali della falena sono raggrinzite,
in attesa che la pressione dell’emolinfa le distenda, poi, dopo qualche ora, al
primo calar del sole, il primo volo, disordinato e impetuoso, infine l’incontro
col partner durante un meeting cui partecipano, intorno a una femmina, decine
di maschi giunti da chissà dove sul filo di un per noi impercettibile feromone.
[Dialogante 1] Ormai sono parecchi anni che la splendida Saturnia pyri è pressoché scomparsa dai nostri territori così come non ci è più capitato di vedere la un tempo congenere sua più piccola Eudia pavonia [1], il cui bruco era un’apparizione annuale su cui era possibile contare.
[Dialogante 2] Molti ci chiedono come mai i nomi delle farfalle e degli insetti in genere siano così variabili che da un anno all’altro non si è mai sicuri che una determinata specie si chiami ancora allo stesso modo. Le ragioni sono il diritto di priorità nella descrizione della specie, il frazionamento di un genere in sottogeneri poi passati al rango di genere, l’accorpamento di più forme distinte, rivelatesi poi interfeconde… – certo la cosa risulta fastidiosissima, tanto che non pochi entomologi si rifiutano, almeno tra colleghi, a questi cambiamenti e continuano a servirsi di nomi caduti in desuetudine.
[Dialogante 1] Vicino alla famiglia dei Saturnidi troviamo quella dei Lasiocampidi [2], tra cui la Lasiocampa (Gastropacha) quercifolia [3], quasi indistinguibile da una foglia secca di quercia. La specie volava, fino a una ventina di anni fa, regolarmente alla luce nelle calme notti estive. Oggi è praticamente introvabile.
[1] Oggi Saturnia
pavonia (Linneo 1758), della tribù Saturniini.
[2] Proprio a illustrare il fenomeno tassonomico
di cui Boris disquisisce in questa tratta, la famiglia Lasiocampidae (Harris 1841) è oggi unico membro della superfamiglia
Lasiocampoidea, integranti la falanga
Dytrisia, del infraorde Heteroneura, del suborde Glossata, orde Lepidottera.
La “vicina”
famiglia Saturniidae (falene
imperatrici) invece appartiene alla superfamiglia Bombycoidea, che si ricongiunge con il precedente albero
tassonomico nella stessa falanga Dytrisia.
[3] Oggi Gastropacha
quercifolia (Linneo 1758).
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