Siamo troppi!
[Dialogante 2] Troppi in
tutti i sensi. Anzitutto per quanto consumiamo. La Terra è finita e finite sono
le sue capacità produttive, mentre le nostre di consumare non sembra ne abbiano
un limite. E non penso tanto ai consumi alimentari, che pure ci obbligano ad
accrescere di continuo lo sfruttamento superficiale del pianeta…
[Dialogante 1] … sottraendo
spazio fisico ai nostri compagni di viaggio, che pure fanno la loro parte nel
mantenerci in vita. Basti pensare al mare, dei cui prodotti vive una buona
parte di noi, che non ci limitiamo a nutrircene, ma stupidamente li
distruggiamo con la sola nostra presenza inquinante.
[Dialogante 2] Per assurdo
infatti i nostri consumi non solo agiscono direttamente sulle risorse che la
Terra ci offre, ma molto di ciò che non
consumiamo, lo trasformiamo in agenti inquinanti, come ci mostrano le
discariche cittadine o, peggio, i gas che immettiamo nell’atmosfera o le
immense isole di rifiuti che si addensano in vari punti dei nostri oceani.
[Dialogante 1] Più assai
che alle nostre necessità elementari –e i loro inevitabili sprechi– l’inquinamento
della superficie terrestre si deve alle trasformazioni energetiche che per le
più diverse vie induciamo sulla materia che ci circonda e di cui siamo fatti.
Così il carbone, bruciando, genera calore e questo a sua volta movimento, cioè
energia cinetica che si trasforma in lavoro e quindi in vita. Ma al tempo
stesso il carbone produce scorie, tra cui anidride carbonica. Questa, si dirà,
viene utilizzata dalle piante che a loro volta, non solo sono ingredienti
fondamentali del nostro quadro alimentare, ma dall’anidride carbonica
estraggono il principio vitale per eccellenza, l’ossigeno. Tutto bene, se non
fosse che per le altre nostre esigenze distruggiamo alacremente proprio il
manto verde che, ricoprendo buona parte della superficie terrestre, ci fornisce
il gas di cui più di tutto abbiamo bisogno.
[Dialogante 2] Oggi però
non serve più il carbone per produrre energia. Abbiamo a disposizione
direttamente la fonte primaria: l’atomo. E tra non molto la quantità di energia
ricavabile in un modo o nell’altro da questa fonte sarà illimitata. E non ci
resta che dire: ancora una volta, tutto bene, se non fosse che la materia.
Sollecitata nel suo intima da mani non sufficientemente esperte, ci sta
avvisando sempre più spesso che la soglia che ci separa dall’incontrollabile è
ormai vicinissima…
[Dialogante 1] Siamo troppi
e ingordi per giunta, e l’ingordigia ci porta alla cecità.
Sappiamo molto di più di quanto detto in queste poche righe, eppure ci comportiamo come se non sapessimo nulla. Chi ci governa, quale che sia il suo colore politico, ci indica la ‘crescita’ come via di uscita, anche se tutti vediamo in lei la via per l’autoannientamento.
Sappiamo molto di più di quanto detto in queste poche righe, eppure ci comportiamo come se non sapessimo nulla. Chi ci governa, quale che sia il suo colore politico, ci indica la ‘crescita’ come via di uscita, anche se tutti vediamo in lei la via per l’autoannientamento.
[Dialogante 2] Forse, se la
società globale si riorganizzasse per un moderato welfare di tutti, potremmo sperare in qualche secolo aggiuntivo…
[Dialogante 1] … o, se la
tecnologia evolvesse con rapidità oggi inimmaginabile…
[Dialoganti 1 e 2, congiuntamente] … potremmo ancora farcela…
[Dialogante 2] Ma le
probabilità si fanno ogni giorno più scarse…
[Dialogante 1] … tanto più
che remano contro, irresponsabilmente, ideologia e religione.
[Dialogante 2] Un giorno su
due sentiamo dalla voce del papa parole sulla sacralità della vita umana fin
dalla sua concezione, parole che suonano come una condanna a morte per miliardi
di individui.
[Dialogante 1] Un tempo
questa sacralità, proclamata in Africa o in America latina, assicurava ancora
per qualche decennio un certo numero di milioni di sudditi alla Chiesa (che di
vera e propria sudditanza si tratta); oggi perì che l’informazione, grazie ai mass-media –che per una volta non mi
sento di condannare– bene o male circola in ogni parte del mondo, c’è da
sperare che tale sudditanza si rompa e che gli uomini –tutti, senza distinzione
di razza o di cultura– si disabituiscano alla cecità delle ‘fedi’, e si
accorgano di possedere –ancora una volta tutti
senza eccezione– un cervello capace di pensiero autonomo e quindi di autonoma
decisionalità.
Certo, perché questo cervello funzioni al meglio serviranno ancora tempo e molte cancellazioni ma, se qualche speranza ancora ci resta, è in lui, più che in tutto il resto.
Certo, perché questo cervello funzioni al meglio serviranno ancora tempo e molte cancellazioni ma, se qualche speranza ancora ci resta, è in lui, più che in tutto il resto.