giovedì 26 ottobre 2017

Tratta XLVI.5 – … solita e stantia condanna dell’oro…

Prima esecuzione del Rheingold di Richard Wagner, Bayreuth 1876

[Dialogante 2]  Sicché non ci sarebbero i soldi per lo sviluppo. E di chi è la responsabilità? Dei senza lavoro? Delle famiglie che non arrivano a fine mese? Dei nuovi poveri?
[Dialogante 1]  E se fosse dei vecchi e nuovi ricchi?
[Dialogante 2]  Perché tanta disparità nella distribuzione della ricchezza?
[Dialogante 1]  Non basterebbe una sua più equa redistribuzione a risolvere il problema della povertà?
[Dialogante 2]  Lo si è pensato più volte nel corso della storia e si sono anche fatti dei tentativi in questo senso – l’ultimo, in grande stile, con la rivoluzione sovietica – , ma nessuno si è rivelato duraturo.
[Dialogante 1]  Gli uomini odiano l’eguaglianza.
[Dialogante 2]  Si sentono appiattiti sulla nullità.
[Dialogante 1]  Come se solo il denaro li elevasse sopra lo zero.
[Dialogante 2]  Mentre se c’è qualcosa che ce li avvicina è proprio il denaro…
[Dialogante 1]  … almeno finché resta nelle mani di chi l’ha guadagnato.
[Dialogante 2]  È quasi come stamparselo da sé.
[Dialogante 1]  Stiamo ricadendo nella solita e stantia condanna dell’oro…
[Dialogante 2]  … quando non è certo l’oro responsabili delle umane bassezze e neppure chi se ne serve per trasformarlo in chiodi, martelli…
[Dialogante 1]  … e computer.
[Dialogante 2]  D’accordo, ma sulla trasformazione dell’oro per esempio in appartamenti o in fabbriche di insaccati sono tutti d’accordo…
[Dialogante 1]  … in quanto appartamenti e salami producono un ritorno in oro e non in opere sinfoniche o filosofiche.
[Dialogante 2]  Sarebbe già molto se alla fine della catena trasformazionale dell’oro non trovassimo più l’oro.

[Dialogante 1]  E se ci trovassimo Roma o New York?

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