[Dialogante 1] Sembra per
esempio che i leoni collaborino oggi alla propria estinzione uccidendo i loro
piccoli e divorandoli, anche quando c’è abbondanza di prede.
[Dialogante 2] Così si dice
– non so se sia vero – che i lemming, nei casi di sovrappopolazione, si gettino
deliberatamente in mare. Meglio accertato è il cannibalismo tra i propri e tra
certe specie di insetti.
[Dialogante 1] Del resto
anche i raggruppamenti di questi ultimi nei casi di ibernazioni di massa,
talora imponenti per numero di individui, farebbero pensare a forme di
comunicazione endospecifiche, non necessariamente interindividuali.
[Dialogante 2] È vero che a
questi raduni di massa partecipano anche rappresentanti di altre specie, ma in
numero ridotto, che in prima istanza possiamo anche trascurare.
[Dialogante 1] Ma si tratta
spesso di membri dello stesso genere o di generi affini, per esempio tra i
coccinellidi o tra gli eterotteri. Che vi sia comunicazione anche a livello di
tribù o addirittura di famiglie?
[Dialogante 2] Non ci
sarebbe nulla di strano visto che noi stessi comunichiamo con cani e gatti…
[Dialogante 1] Ma non a
distanza, la ‘telecomunicazione’ si dà solo tra umani o per lo meno con il
concorso della tecnologia umana.
[Dialogante 2] Siamo sicuri
di questo? Sappiamo ancora troppo poco per escludere forme di comunicazione
extrasensoriale o basate su prestazione del cervello tuttora sconosciute.
[Dialogante 1] Nonostante
l’indubbia forza dell’evoluzionismo darwiniano, molti punti di quella teoria
restano ancora da chiarire, soprattutto riguardo il rapporto tra la complessità
degli organismi viventi e i tempi evolutivi che avrebbero portato ad essi.
[Dialogante 2] In ogni
caso, come per la relatività einsteiniana, le ricerche vanno orientate oltre Darwin, non certo al di qua di
lui, cioè ignorandolo.
[Dialogante 1] C’è chi
pensa che, analogamente a quanto avviene per gli individui, anche per le specie
e i livelli tassonomici successivi vi sia qualcosa come una ‘consapevolezza di
genere’, addirittura di famiglia o di ordine, che regoli i rapporti tra taxa anche relativamente lontani.
[Dialogante 2] Mi sembra
improbabile ancorché non impossibile. Così la crescita o il declino di interi taxa, come oggi i felini o ciò che resta
dei marsupiali, viene generalmente interpretato come conseguenza di fattori
estrogeni – dominanza di una specie su altre, attacco da parte di organismi
patogeni, influenza negativa della specie umana…
[Dialogante 1] … tutti
fatti largamente individuati, ma non si sa se sufficienti a spiegare la
straordinaria variabilità fenomenica dei taxa
e il loro divenire.
[Dialogante 2] Così
l’esplosione demografica cui non di rado fa seguito una subitanea contrazione
del taxon, difficilmente spiegabile
in termini solo causali.
[Dialogante 1] Il pericolo,
quando manca una sufficiente spiegazione razionale, è che si cominci a vagare
nell’immensità dell’irrazionale senza avere sfruttato tutte le potenzialità del
razionale.
[Dialogante 2] In tal modo
lo stesso ‘irrazionale’ viene degradato a tappabuchi della razionalità…
[Dialogante 1] … che a sua
volta si riduce riempire gli spazi lasciatili dall’irrazionale…
[Dialogante 2] … mentre
ambedue avrebbero diritto a un proprio spazio conoscitivo complementare a
quello dell’altro.
[Dialogante 1] Aperto
resterebbe il problema della loro coesistenza in un medesimo universo che
sarebbe tutto da costruire, se non si vuole adibire a questo scopo UMC,
sfidando il pericolo dell’annichilimento.
[Dialogante 2] Pensi che
per UMC ci sia un’altra interpretazione che non sia annichilente?
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