mercoledì 11 ottobre 2017

Tratta XLIV (Fantasia evolutiva) – XLIV.2 – … una ‘consapevolezza di genere’…


[Dialogante 1]  Sembra per esempio che i leoni collaborino oggi alla propria estinzione uccidendo i loro piccoli e divorandoli, anche quando c’è abbondanza di prede.
[Dialogante 2]  Così si dice – non so se sia vero – che i lemming, nei casi di sovrappopolazione, si gettino deliberatamente in mare. Meglio accertato è il cannibalismo tra i propri e tra certe specie di insetti.
[Dialogante 1]  Del resto anche i raggruppamenti di questi ultimi nei casi di ibernazioni di massa, talora imponenti per numero di individui, farebbero pensare a forme di comunicazione endospecifiche, non necessariamente interindividuali.
[Dialogante 2]  È vero che a questi raduni di massa partecipano anche rappresentanti di altre specie, ma in numero ridotto, che in prima istanza possiamo anche trascurare.
[Dialogante 1]  Ma si tratta spesso di membri dello stesso genere o di generi affini, per esempio tra i coccinellidi o tra gli eterotteri. Che vi sia comunicazione anche a livello di tribù o addirittura di famiglie?
[Dialogante 2]  Non ci sarebbe nulla di strano visto che noi stessi comunichiamo con cani e gatti…
[Dialogante 1]  Ma non a distanza, la ‘telecomunicazione’ si dà solo tra umani o per lo meno con il concorso della tecnologia umana.
[Dialogante 2]  Siamo sicuri di questo? Sappiamo ancora troppo poco per escludere forme di comunicazione extrasensoriale o basate su prestazione del cervello tuttora sconosciute.
[Dialogante 1]  Nonostante l’indubbia forza dell’evoluzionismo darwiniano, molti punti di quella teoria restano ancora da chiarire, soprattutto riguardo il rapporto tra la complessità degli organismi viventi e i tempi evolutivi che avrebbero portato ad essi.
[Dialogante 2]  In ogni caso, come per la relatività einsteiniana, le ricerche vanno orientate oltre Darwin, non certo al di qua di lui, cioè ignorandolo.
[Dialogante 1]  C’è chi pensa che, analogamente a quanto avviene per gli individui, anche per le specie e i livelli tassonomici successivi vi sia qualcosa come una ‘consapevolezza di genere’, addirittura di famiglia o di ordine, che regoli i rapporti tra taxa anche relativamente lontani.
[Dialogante 2]  Mi sembra improbabile ancorché non impossibile. Così la crescita o il declino di interi taxa, come oggi i felini o ciò che resta dei marsupiali, viene generalmente interpretato come conseguenza di fattori estrogeni – dominanza di una specie su altre, attacco da parte di organismi patogeni, influenza negativa della specie umana…
[Dialogante 1]  … tutti fatti largamente individuati, ma non si sa se sufficienti a spiegare la straordinaria variabilità fenomenica dei taxa e il loro divenire.
[Dialogante 2]  Così l’esplosione demografica cui non di rado fa seguito una subitanea contrazione del taxon, difficilmente spiegabile in termini solo causali.
[Dialogante 1]  Il pericolo, quando manca una sufficiente spiegazione razionale, è che si cominci a vagare nell’immensità dell’irrazionale senza avere sfruttato tutte le potenzialità del razionale.
[Dialogante 2]  In tal modo lo stesso ‘irrazionale’ viene degradato a tappabuchi della razionalità…
[Dialogante 1]  … che a sua volta si riduce riempire gli spazi lasciatili dall’irrazionale…
[Dialogante 2]  … mentre ambedue avrebbero diritto a un proprio spazio conoscitivo complementare a quello dell’altro.
[Dialogante 1]  Aperto resterebbe il problema della loro coesistenza in un medesimo universo che sarebbe tutto da costruire, se non si vuole adibire a questo scopo UMC, sfidando il pericolo dell’annichilimento.

[Dialogante 2]  Pensi che per UMC ci sia un’altra interpretazione che non sia annichilente?

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