mercoledì 25 ottobre 2017

Tratta XLVI.4 – La semplice ricchezza è già ingiusta se gli altri non l’hanno


[Dialogante 2]  Ci viene detto che manifestazioni di protesta si sono svolte in centinaia di città, ma che solo a Roma sono degenerate in vere e propria guerriglia urbana.
[Dialogante 1]  Questa volta è toccato a noi, la violenza nell’uomo come specie, può esplodere ovunque, anche senza una causa specifica.
[Dialogante 2]  Ma normalmente una causa ce l’ha, ed è un’altra forma di violenza, meno visibile, più occulta, ma spesso più devastante.
[Dialogante 1]  La violenza del capitale è sotto gli occhi di tutti, anche se molti, troppi, fanno finta di non vederla ora vedono effettivamente perché stanno dalla parte di violentatori senza neppure rendersene conto.
[Dialogante 2]  La semplice ricchezza è già ingiusta se gli altri non l’hanno.
[Dialogante 1]  Ma per quale ragione dovrebbe essere giusta?
[Dialogante 2]  Giusto! Un uomo spara a un lupo che gli ha ucciso una pecora. Lo condanneresti per questo?
[Dialogante 1]  Penso di no. Perché posso capire le sue ragioni.
[Dialogante 2]  Ma il lupo ha ucciso perché è affamato, mentre l’uomo, guarda caso, detesta la carne ovina.
[Dialogante 1]  Ma la pecora e la sua carne fanno parte della ricchezza di quell’uomo è il lupo non aveva alcun diritto su di essa.
[Il Leone] (è d’obbligo nelle favole) si erge a giudice della controversia: (al Lupo)
Restituisci all’uomo ciò che è suo.
[Il Lupo]         Non posso.
[Il Leone]        Perché?
[Il Lupo]         Perché l’ho mangiato.
[Il Leone]        Vuol dire che il padrone della pecora mangerà te come risarcimento.
[L’Uomo]        Non mi piace la carne di lupo.
[Il Leone]        Vuol dire che in qualità di giudice la mangerò io, poi mangerò anche te per oltraggio alla corte.


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