giovedì 19 ottobre 2017

Tratta XLV Farfalle – Papilionidi – XLV.4 – Un Thais polyxena


Anche se, rispetto alle altri regioni del globo, quella paleartica non è la faunisticamente più ricca, meno che mai per i papilionidi, che, con il genere Papilio – oggi smembrato in una miriade di sottogeneri – , superano il migliaio di specie, per lo più viventi nelle regioni equatoriali e tropicali. Tuttavia nelle zone di passaggio tra la regione paleartica e quella tropicale i papilionidi asiatici – soprattutto i Parnassius himalaiani – sono abbastanza numerosi.
In Europa, oltre alle specie nominate, poche altre ve ne sono, difficili da trovarsi. Così la Thais polyxena (Zerinthia hypsiphile), attualmente confinata nelle vallette umide e ombrose dove vie la pianta nutrice, l’Aristolochia, velenosa, che in tal modo assicura protezione ai bruchi che se ne cibano impunemente. La farfalla, di modeste dimensioni, è però ornata di vistosi disegni neri su sfondo giallo tra cui spicca una fascia a zigzag lungo i margini alari. L’ho incontrata, vari anni fa, qui in sabina, dove ho poi visto anche il bruco, bruno chiaro con serie di tozze spine nere lungo il corpo.
Affine al genere Zerinthia, al quale viene talora riunito, è il genere Allancastria con la specie Allancastria cerasi della penisola balcanica. L’ho incontrata una sola volta, in Bulgaria, dove l’ho subito riconosciuta per un papilionide nonostante la notevole diversità dagli altri generi della famiglia.
Mi sono chiesto che cosa ci fa riconoscere a colpo d’occhio l’appartenenza di una specie che non conosciamo a una certa famiglia piuttosto che a un’altra. Qualche volta c’è addirittura di mezzo l’inganno del mimetismo, come nel caso di intere famiglie di ditteri (mosche) che ‘imitano’ colori i disegni di imenotteri (vespe, api) tenendo così a bada i predatori (uccelli, lucertole). In questi casi il riconoscimento fallisce (forse l’individuo si salva), mentre in altri coglie nel segno contro tutte le apparenze. Evidentemente il mondo non viene percepito nello stesso modo da tutti coloro che lo abitano. I sensi omologhi non funzionano per tutti gli animali allo stesso modo, e forse ciò vale anche per le persone. Un certo modo di battere le ali mi fa riconoscere un Parnassius (papilionide) da un Aporia (pieride) sempre che a me giovi riconoscerli (per esempio perché sono un entomologo).

Nessun commento: