A quattro
chilometri a nord di Cortina d’Ampezzo il torrente Boite forma una piccola
piana alluvionale circondata da monti relativamente alti in località Fiames.
Anzi, secondo la leggenda si sarebbe combattuta in tempi lontani una furibonda
battaglia tra i Fanes, bellicosa
tribù guidata dalla principessa Dolasilla [1],
è un’alleanza di altre tribù dolomitiche. La battaglia aveva visto la sconfitta
dei Fanes e la morte di Dolasilla
avenuta con il concorso di fonte magiche.
Oggi di questa
magia restano solo la bellezza del luogo e le macchie rosso sangue dei Parnassius apollo, volteggianti tra i
fiori della piana. Avrò avuto dodici anni quando vidi per la prima volta questo
splendido papilionide, diffuso nelle catene montuose di tutta Europa e oltre a
un’altezza tra gli 800 e i 1.600 metri. Più in alto è sostituto, sulle Alpi,
dal congenere Parnassius phoebus,
poco più piccolo ma altrettanto vistoso. Una terza specie, il Parnassius mnemosyne, si trova, non
rara, anche sugli Appenini: è priva delle macchie rosse e a prima vista può
essere scambiata per la Pieride del
biancospino (Aporia crataegi)
dalle ali biancastre, soffuse di nero. Mi è capitato più volte di vederla sul
Terminillo a pochi chilometri da casa.
Anche il bruco
di tutte e tre le specie è notevole per il colore nero vellutato e una serie
laterale di macchie rosse (giallastre nel Parnassius
mnemosyne).
Una
particolarità del genere Parnassius è
lo sphragis, singolare struttura con
cui il maschio sugella, dopo l’accoppiamento, l’orificio genitale della femmina
all’evidente scopo di assicurarsi la paternità dei nascituri. Noi uomini, non
potendo disporre dello sphragis, ci
siamo arrangiati per qualche tempo con la ‘cintura di castità’, poi sostituita
da catenacci legali, meno ingombranti, o morali, penosi per l’anima, molto meno
per il corpo.
I Parnassius, privi come sono di anima, sono rimasti alla ‘cintura di
castità’, lo sphragis, di cui però le
femmine non si sono mai lamentate.
[1] CBP-IIa:8, Dolasilla. Eine Dolomitenlegende. Per soli (soprano, tenore, baritono), coro (soprani, alti, tenori, bassi), voce recitante, due flauti, due oboi, due fagotti, tre trombe, percussioni (due esecutori), archi, e organo. 16.VI.07. Testo liberamente tratto dalla tradizione popolare dei Fanes (in Dolomiten Sagen di Karl Felix Wolf, Tyrolia Verlag 1981).
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