domenica 30 giugno 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (ii)



Una realizzazione di Serghei Pakhomoff
[575]
Voglio ritornare sul tema Casa della Pace Sabina e proprio sul suo nome che, come già detto, non amo particolarmente perché mi suona propagandistico, generico, troppo condivisibile per essere informativo. Cercherò comunque di ricavarne qualche considerazione utile alla sua realizzazione.

La parola ‘pace’, al di là di essere troppo inflazionata e abusata presso tutte le culture (anche quando le reali intenzioni di chi la usa sono tutt’altre) conserva, pur se intesa onestamente, un retrogusto di ipocrisia assai difficile da estirpare. Si pensi al detto “Si vis pacem, para bellum”, dove ciò cui si mira è appunto la guerra e la pace si accetta solo a certe condizioni.

La limitazione spaziale espressa dalla parola ‘casa’ ha anch’essa sapore commerciale (‘Casa della moto’, ‘Casa degli spaghetti’) che fa della pace un prodotto da reclamizzare. Forse un poco maldestra per posizione (‘Sabina’ va riferita a ‘casa’ o a ‘pace’?), questa precisazione fornisce nondimeno un’indicazione metodologica: dal generale al particolare, dal generico allo specifico.

Importante allora sarebbe raggiungere il particolare, cioè l’individuo, ma attraverso una traiettoria che comprenda la famiglia, la scuola, la società… Il rapporto della pace con ognuna di queste realtà richiede un attento lavoro di analisi, che tuttavia si perde nella genericità del concetto di ‘pace’. Il lavoro svolto in tanti anni dal Centro Metaculturale ha tentato di chiarire per quanto possibile appunto questi rapporti, invero più sul piano pratico che su quello teorico. Anche questo tuttavia è stato indagato portando alle riflessioni sintetizzate poi in IMC. Questa ipotesi epistemologica sarebbe tuttavia ben poca cosa se non fosse in grado di tradursi sul piano metodologico e di qui su concreti modelli di convivenza civile, di formazione, di comportamento, che sostanzino di operatività l’astratto concetto di PACE.

martedì 25 giugno 2013

Repentino


574
Tre storielle di animali
(Autorschaft: Luca Lombardi)
  1. Rino Nasone giocava a calcetto. Passò Rina Nasina e lo prese a braccetto, tra una chiacchiera e l’altra finirono a letto, e repentino, nacque un rinocerontino.
  2. Un coccodrillo un po’ brillo giocava a birilli con un grillo. Di punto in bianco gli venne la mosca al naso e si pappò il grillo. Ma con chi avrebbe giocato adesso a birilli? E pianse una lacrima di coccodrillo, il coccodrillo.
  3. Un formichiere beveva succo di mele da un bicchiere. Lo vide una formica mentre si recava in chiesa e, meravigliata, gli chiese: perché bevi succo di mele da un bicchiere? Gli è che l’acido formico mi ha fatto venire bruciore di stommico e allora –ti sembrerà commico– mi bevo un bicchiere di succo di mele. Così rispose il formichiere.


lunedì 24 giugno 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (1)


[573]
Abbiamo ricevuto dalla Regione Lazio l’incarico di progettare e attuare la costituzione, a Forano e in collaborazione con il locale Comune, di una Casa della Pace, cioè una struttura pubblica e aperta a tutta la cittadinanza al fine di promuovere una ‘Cultura della Pace’ in sintonia con analoghe iniziative in ambito europeo.

Come i suoi componenti e i collaboratori del Centro Metaculturale sanno bene, il tema della ‘convivenza pacifica nella diversità’ è stato da sempre al centro dei nostri studi e della conseguente pratica, anche quando la pace non veniva da noi neppure nominata. “Pace” e “guerra” sono due termini fortemente ideologizzati e quindi da utilizzare con prudenza, spesso inadatti perfino a definire una situazione di fatto. Un paese in rivolta è in pace o in guerra? E se la rivolta è appoggiata da forze straniere? Le guerre civili sono vere e proprie guerre? E le operazioni militari? E le ‘guerre di liberazione’?

E così anche l’ipersfruttamento delle risorse ambientali può dirsi sintomo di un rapporto pacifico tra la terra e i suoi abitanti? L’oppressione e la schiavitù, la semplice presenza di uno stato totalitario, lo sterminio di alcune specie animali rientrano nel concetto di ‘pace’?

E ancora il razzismo, le ideologie di superiorità, la sopraffazione culturale, economica, religiosa sono compatibili con quel concetto?

E il potere, le ricchezze smisurate o, viceversa, la fame, l’ignoranza, la povertà?

Si può anche non essere in pace con se stessi, farsi la guerra con l’alcool, la droga, il fumo, e questo sia come individuo che come collettività…

In breve: le ‘case della pace’ avranno il loro bel daffare a gestire efficacemente -e non solo a parole- i loro progetti, a meno che non si contentino di appoggiarsi a qualche partito politico, che certamente saprà provvedere molto meglio agli interessi suoi che alle idealità che afferma di condividere.

Gli effettivi costituenti di una ‘cultura della pace’ non sono le parole che li nominano –le dichiarazioni di principio, le teorie filosofiche, etiche, religiose che li giustificano- ma gli atti che ne conseguono. Anzi, al di là di questi atti, ancora più qualificante è il modo di pensare, lo ‘stile di pensiero’ a cui sono informati. E questo  stile di pensiero crediamo debba pervadere tutto il nostro ‘stare al mondo’ fin dai nostri primi riflessi di coscienza. Compito primario della scuola e della famiglia pensiamo debba essere la coltivazione di questo stile di pensiero, sovra-, o, come preferiamo dire, metaculturale, uno stile cioè che riconosca la culturalità di ogni nostra affermazione, relativizzandola alla cultura che l’ha prodotta e sottraendola all’universalità dell’assoluto. Siamo ancora molto lontani da questo, a livello locale e mondiale, ma anche il contributo di una piccola Casa della Pace mi appare essenziale per il grande progetto della sopravvivenza.

lunedì 17 giugno 2013

Sintonia – opposizione



[572]

L’animale nasce in sintonia con l’ambiente, questa è la sua ‘armonia’.
L’uomo nasce in opposizione all’ambiente, questa è la sua ‘disarmonia’.
Ma l’armonia comprende anche la morte dell’individuo e la distruzione dell’ambiente.
Quindi l’armonia non si oppone alla disarmonia; questa fa parte di quella.

lunedì 10 giugno 2013

Contiguità


'La giovane famiglia' (2002-3), di Patrizia Piccinini


[571]
L’animale è.
L’uomo vuole essere.
Ma anche l’uomo è un animale.
Quindi: tra l’essere e il voler essere c’è contiguità.

domenica 9 giugno 2013

Che vuol dire ‘capire’?


[570]
Che vuol dire ‘capire’?
Conoscere il significato di ogni parola di un discorso
Saperne riconoscere i nessi sintattici
Saperne riconoscere la struttura logica
Saper connettere ciò che si è riconosciuto allo standard culturale del discorso
Saper giudicare della pertinenza del discorso rispetto all’argomento trattato
Conoscere questo argomento o alcune sue configurazioni culturali
Saperle confrontare tra loro
Avere un’opinione propria sull’argomento o saperla costruire
Saper prescindere da essa
Saper condividere
Saper obiettare
Essere disponibili alla comprensione
Essere aperti al diverso
Essere in grado di assumere –provvisoriamente– punti di vista altrui
Essere in grado di decentrare il proprio pensiero.

giovedì 6 giugno 2013

Ragione dell'avversario...

[569]

  • Quando si discute è essenziale capire l’altro?
  • A giudicare da certi dibattiti politici in televisione, si direbbe proprio di no. L’importante è aver ragione dell’avversario anche a costo di confonderlo. Il fatto di avere o no ragione è secondario. Anzi, se la ragione viene ottenuta avendo torto, è anche meglio, come succede non di rado nei tribunali.

lunedì 3 giugno 2013

Postino realistico


[568]
  • Da che cosa hai capito che ha ragione Giovanna?
  • Dal fatto che la ragione mi dice che non può essere Pietro ad avere ragione perché, se anche l’avesse avuta, la ragione di Giovanna avrebbe saputo come estorcergliela.


(Postino realistico)

domenica 2 giugno 2013

Cento anni di primavera...

... pochi giorni fa (29.5.1913).

Per ricordarla, ecco questo curioso lavoro analitico di Malinowski/Bacal utilizzando codici semi-informali ispirati alla cultura del videogioco 'classico'...



(vivamente consigliata la visualizzazione a tutto schermo)

Vittime


Afghanistan, dopo quasi dodici anni di intensive missioni di aiuto internazionale
[567]
  • Sicché, non dovrei né approvare né contestare! Se però c’è una cosa che non mi va di fare, è il compromesso.
  • Lo so, me lo hai detto e ripetuto più volte. Tertium non datur!
  • C’è però la ‘modulazione’ (meta)culturale!
  • Anche questa l’ho già sentita, però non mi ha mai convinto. Mi sembra che distinguerla dal compromesso sia una forzatura ideologica.
  • Può anche darsi, ma quando il compromesso serve a evitare un conflitto, mi pare che valga la pena prenderlo in considerazione. O credi che la conservazione delle posizioni valga le vittime che produce?
  • Ma chi parla di vittime? Qui è questione di interessi economici, di potere.
  • E pensi che gli interessi, il potere, non producano vittime?