martedì 31 dicembre 2013

Tratta II.1 – Cum grano salis


II.1.
[Dialogante 1]                  C’è un’espressione di Thomas Mann che mi capita spesso di citare:
Beziehung ist alles” (“Il rapporto è tutto”)
[Dialogante 2]                  Non la trovo granché originale.
[Dialogante 1]                  Non lo è senz’altro. Ma mi sembra uno dei pochi casi che giustifichino un uso del verbo essere senza implicazioni ontologiche.
[Dialogante 2]                  Non ti capisco.
[Dialogante 1]                  Voglio dire che lo giustifichino proprio perché in questo caso l’assolutezza di quel ‘tutto’ è relativizzata dal sostantivo ‘rapporto’ che non designa nulla di concreto (e neppure di astratto, ma resta come fluttuante in un vuoto di significato).
[Dialogante 2]                  Non credi di esagerare in sottigliezza interpretativa?
[Dialogante 1]                  Non penso. Credo invece che alle parole, sia quando le inviamo che quando le riceviamo, vada riconosciuta tutta la potenzialità comunicativa di cui siamo capaci.
[Dialogante 2]                  Condizione difficile da realizzarsi!
[Dialogante 1]                  Naturalmente da intendersi cum grano salis.

sabato 30 novembre 2013

No a un’economia dell’esclusione



Andrés Rábago, "El Roto" – "Ci doveva capitare un papa cristiano! Ma che disgrazia!"

Comenteremo in questi prossimi giorni qualche piccola convergenza. Poi, a revisione conclusa, parleremo della trasferibilità.

lunedì 18 novembre 2013

Tratta I.6 – Inveterata consuetudine politica



[Dialogante 1]                  Prova con un’altra. Che la guerra non sia altro che la versione umanizzata della competizione o della lotta per il territorio, seppure si tratta di due meccanismi indipendenti?

[Dialogante 2]                  Interpretazione ai limiti dell’ovvio e proprio per questo assai poco interessante.

[Dialogante 1]                  Le interpretazioni hanno da essere ‘interessanti’, non basta che siano più o meno ‘vere’?

[Dialogante 2]                  Proprio tu ci vieni a parlare di ‘verità’, da quel relativista che sei?

[Dialogante 1]                  Non nego la validità del concetto di ‘verità’, se ne restringiamo il campo agli UCL. Comunque hai ragione: sarebbe meglio se riuscissimo a dare una fondazione più formale a questo concetto, come abbiamo fatto in matematica.

[Dialogante 1]                  Secondo te un fondazione formale sarebbe più affidabile di una basata sull’esperienza concreta?

[Dialogante 2]                  È ciò che divide la fisica sperimentale da quella teorica. Per parte mia sarei più interessato alla fisica teorica… se le mie scarse conoscenze mi permettessero di capirla. In ogni caso penso che la fisica, per essere credibile e soprattutto praticabile abbia bisogno di una doppia convalida: dall’alto di una teoria e dal basso di una pratica quotidiana.

[Dialogante 1]                  Perché parli di ‘basso’ e ‘alto’?

[Dialogante 2]                  Per inveterata consuetudine politica…

[Dialogante 1]                  E perché non te ne liberi?

[Dialogante 2]                  E perché dovrei?

[Dialogante 1]                  In omaggio a IMC*.

* Ipotesi Metaculturale v. pag.

domenica 17 novembre 2013

Tratta I.5 - Salvi sia le carte che il collo



Joseph-Ignace Guillotin


[Dialogante 1]                  Sicché, una tratta avrebbe senso per te solo se collega due concetti non ovvi –e anche le tratte avrebbero da essere non ovvie– ma neppure incompatibili l’una con l’altra.

[Dialogante 2]                  E così, se lo fossero –incompatibili– e noi volessimo passare dall’una all’altra, non ci sarebbe che da imbrogliare la carte o rompersi l’osso del collo?

[Dialogante 1]                  Forse, procedendo per gradi intermedi, potremmo riuscire…

[Dialogante 2]                  Bravo! Sempreché l’incompatibilità non sia assoluta…

[Dialogante 1]                  …nel qual caso basterebbe disconoscere gli assoluti e sarebbero salvi sia le carte che il collo.

[Dialogante 2]                  Purtroppo sono in pochi a essere disposti a rinunciare agli assoluti e preferirebbero la rottura del collo –possibilmente di qualcun altro…

[Dialogante 1]                  …vuoi dire la guerra?

[Dialogante 2]                  Così si è sempre fatto. Non mi chiedere perché. Ti dovrei rispondere: per l’imbecillità umana, ma mi rendo conto che una tale risposta sarebbe del tutto inadeguata. 

sabato 9 novembre 2013

lunedì 28 ottobre 2013

L'ideologia, malattia grave

venerdì 18 ottobre 2013

Tratta I.4 – Le menzogne sono permesse


4.

[Dialogante 1]                  Penso che ragionamenti di ogni genere valgano, mutatis mutandis, per ogni coppia di concetti, comunque scelti in UMC.*
[Dialogante 2]                  Avanti allora... Siamo ancora nell’ovvio, da cui è assai difficile uscire, tanto è vero che c’è da chiedersi se il gioco vale la candela…
[Dialogante 1]                  E vorresti abbandonare la partita prima ancora di averla cominciata?
[Dialogante 2]                  No, abbandoniamo però UMC, evitiamo le generalizzazioni che non portano a nulla. Atteniamoci agli UCL** controllabili.
[Dialogante 1]                  Perché, non lo sono tutti?
[Dialogante 2]                  Non vedo perché lo dovrebbero essere. Le menzogne sono permesse.
[Dialogante 1]                  Non si potrebbe proibirle?
[Dialogante 2]                  Pensi che ti darebbero retta?


* Universo Metaculturale

** Universi Culturali Locali

martedì 15 ottobre 2013

Tratta I.3 – 'Musica del cavallo'




3.
[Dialogante 2]                  Propongo di entrare in argomento.
[Dialogante 1]                  Quale?
[Dialogante 2]                  Uno di quelli già trattati nelle Indagini, per esempio la Musica, che oltretutto ha per noi diritto di priorità.
[Dialogante 1]                  Bene. Da quanto indagato finora risultano tratte dalla musica verso la logica, la semiotica, la psicologia, la matematica, non però verso l’ippica o la culinaria; per quanto siano note musiche conviviali e, nel Combattimento di Tancredi e Clorinda, compaia anche una ‘musica del cavallo’. Mi viene il sospetto che, con un po’ di buona volontà sia possibile costruire tratte musicali a punti qualsiasi, pertinenti ad argomenti qualsiasi.
[Dialogante 2]                  Questo svilirebbe qualsiasi tentativo di ricerca in questa direzione…
[Dialogante 1]                  …tanto da farci passare senz’altro al punto seguente.

sabato 12 ottobre 2013

Tratta I.2 – Decisamente troppe




[Dialogante 1]                  Mi domando: ma, se gli argomenti sono infiniti e di conseguenza le tratte stesse sono infinite, anche la semplice loro enumerazione lo sarebbe altrettanto, a meno che gli argomenti o anche uno solo di essi non siano composti da infiniti punti, da cui far partire infinite tratte… In questo caso avremmo a che fare con ∞2, decisamente troppe.


Forse è meglio saltare questo secondo punto.

mercoledì 9 ottobre 2013

Tratta I.1 – …il libro è impossibile…



I.1.

[Dialogante 1]                  E perché non lo scriverai?
[Dialogante 2]                  Per due ragioni:
1)    Per raggiunti limiti di età
2)    Per l’’illimitatezza dell’argomento
[Dialogante 1]                  E qual è questo argomento?
[Dialogante 2]                  Appunto le tratte; le congiungenti tra due argomenti qualsiasi e, poiché gli argomenti sono infiniti ed io finito, non finirei mai di scriverlo.
[Dialogante 1]                  Quindi il libro non verrà mai scritto?
[Dialogante 2]                  Anche qui ci sono più possibilità:
1)    O lo scriverà qualcun altro che troverà il modo
2)    O non lo scriverà nessuno
3)    O si scriverà sa solo
(in questo caso la mappa è il territorio)
[Dialogante 1]                  Eppure mi risulta che hai già cominciato a scriverlo.
[Dialogante 2]                  Alludi alle Indagini Metaculturali?
[Dialogante 1]                  Quelle e poche altre cose.
[Dialogante 2]                  Ma lì si tratta tutt’al più di alcuni degli infiniti argomenti tra cui costruire delle tratte. Il lavoro è ancora tutto da fare. E io, più che qualche sparuto accenno non saprei fornire.
[Dialogante 1]                  Quindi, siccome chiunque altro si troverebbe nelle identiche tue condizioni, il libro è impossibile…
[Dialogante 2]                  … a meno che non si scriva da solo, uomini permettendo.

Tratte



Cominciamo qui la pubblicazione del successivo Quaderno metaculturale, le Tratte, con il sottotitolo                               Appunti in forma di dialoghi con alcune parentesi  per un libro che non scriverò mai.

Sono abitualmente organizzate in gruppi di sei – sestine.

giovedì 19 settembre 2013

Dunque, la verità è una relazione!



– Un passo verso l'era metaculturale?
– No! È un primo passo nell'era metaculturale.

giovedì 12 settembre 2013

Ringraziamenti


600

A. (Per il solo libro dei postini) a: 
Fernando Sanchez Amillategui (curatore dei sette volumi delle Indagini Metaculturali e del Blog-Oblò a me dedicato); Letizia Marchetti, Eva Serena, Stefano Pace, Alberto Pezza (operatori del CMC), Dario Peluso (revisore del testo).

B. (per l’insieme delle Indagini Metaculturali)
Al Centro di ricerca e sperimentazione metaculturaleAngelo Bernardini (presidente), Alberto Pezza (vicepresidente), Rosella Salari, Stefania Salari, Eva Serena, Letizia Marchetti, Raoul Collepiccolo, Walter Cittadini, Adonella del Bufalo (operatori del CMC), e ancora: a Sandro Pamini, Domenico Cardone, Gianluca Taddei, Emanuele Pappalardo (collaboratori) e soprattutto a mia moglie Paola Bučan (coordinatrice di tutte le attività), a Fernando Sanchez Amillategui e Oliver Wehlmann (curatori delle edizioni).

Un sentito grazie alle centinaia di coloro che hanno partecipato fin da piccoli alle nostre attività, sostanziandole di esperienze concrete. Tre soli nomi per tutti: Carlo Savo, Rinaldo Settimi, Roberto Bartoli.

Grazie infine ai molti collaboratori di ogni parte d’Italia che hanno dato un forte impulso ai progetti del CMC, nonché Giorgio de Martino, Patrizia Conti e Edoardo Lattes per il bel libro che hanno voluto dedicare al mio lavoro.

Cantalupo, 10 aprile 2011

Fine dei Postini

venerdì 30 agosto 2013

Temi trascurati


[599]
Sfogliando così a caso questi postini vedo che poco o nulla ho scritto di alcuni temi che pure mi stanno a cuore più di altri che ho ripreso varie volte. Così
  • La sottovalutazione delle donne da Platone ai giorni nostri
  • La sopravalutazione della mascolinità
  • La sopravalutazione del denaro
  • La sottovalutazione del bambino


“Se ti stanno così a cuore, perché li hai trascurati, soprattutto i primi due?”

Non lo so. Forse sono stato trascinato dalla corrente del pensiero comune e oggi è tardi per rimediare. Inoltre sono stanco di scrivere postini e ho perso fiducia nella loro utilità. Da mesi si è ridotto a zero il numero di commenti e quello dei visitatori continua a essere esiguo. Vuol dire che né i contenuti né la loro forma destano interesse e forse anche la diffusione tramite internet ha perso il pungolo della novità.

Non mi resta quindi che chiudere questa mia ultima attività per dedicare il tempo che mi resta al noioso lavoro di revisione dei testi, per mia fortuna largamente sostenuto dai valenti e valorosi collaboratori cui debbo anche più di un suggerimento in merito agli spunti dei singoli postini e le non poche correzioni rese indispensabili dalla mia trascuratezza.

Posso quindi senz’altro…

martedì 20 agosto 2013

Entità composite



'Frammentazione', dell'artista coreano Bohyun Yoon
[598]
Possiamo immaginare le idee come entità composite, i cui elementi fluttuano in un vuoto ideale e ogni tanto vengono catturati da un cervello che ne accorpa alcuni a formare, appunto, un’idea. Oltretutto spesso capita che un’idea, scontrandosi con un’altra, si frantumi, disperdendo nel vuoto i suoi elementi, presto catturati da un altro cervello…

È una descrizione rozzamente presa in prestito da qualche vecchio modello fisico che oggi non si proporrebbe più neanche nella scuola primaria. Ciononostante penso che, per quel poco che lo conosco, il mondo del pensiero potrebbe corrispondere grossolanamente a quel modello. Le cosiddette ‘idee’ avrebbero così una struttura molecolare o atomica, sempreché non vogliamo attribuirgliene una ondulatoria del tipo della luce. In ambo i casi il riferimento va cercato tra i fenomeni fisici, senza bisogno di istituire per esse una categoria a parte, per esempio ‘spirituale’. Eppure, proprio cattivamente, è difficile equiparare un’idea avversata o derisa a un piede calpestato.

lunedì 19 agosto 2013

Come, quando vengono le idee?


[597]
Anzitutto bisogna vedere se vengono. E anche se vengono, sono in genere idee di altri, il che sarebbe in fondo poco male, giacché le idee di altri, quindi più collaudate, sono normalmente migliori delle nostre, o almeno godono di maggior credito. Qualche volta però capita che non ci ricordiamo da chi le abbiamo prese, e allora, più o meno onestamente, le diamo per nostre. Di alcune addirittura ci innamoriamo e in tal caso abbiamo qualche diritto di chiamare ‘nostro’ l’oggetto del nostro amore.

C’è qualche modo, oltre al furto e all’amore, di farsele venire, le idee? I modi ci sono, e più di uno. Il nostro cervello ne produce di continuo, solo che noi non ce ne accorgiamo o, se anche lo facciamo, non le consideriamo ‘idee’. Quanti compositori prima di Beethoven avranno scritto o pensato la figura di quattro suoni che apre la sua Va Sinfonia! Qualcuno l’avrà forse anche osservata e sviluppata per breve tratto, trovandola infine troppo ovvia per insisterci su. Domanda: l’idea sta in quelle quattro note, o in tutto ciò che Beethoven ne ha tratto anche a prescindere da esse?

Un altro modo per far nascere le idee e prendere una qualsiasi ‘non idea’ e convincere noi stessi e gli altri che lo sia. Per esempi attraverso la ripetizione ossessiva, che ammalia il ricevente non meno che l’emittente. È un espediente molto usato in pubblicità e in politica (le due spesso sono indistinguibili), sia che si abbia a che fare con una vera idea si con una contraffazione.

Come si fa a distinguere, quando serve, un’idea ‘vera’ da una contraffazione? Molto spesso con un semplice ‘atto di fede’. In questi casi è quasi inutile tentar di convincere il credente della falsità di ciò che crede vero, anche perché per lui le dimostrazioni razionali non hanno valore in quanto appartengono a uno ‘stile di pensiero’ che gli è estraneo. Altre volte la distinzione è imposta dalla cultura –dall’UCL–, o è di comodo, suggerita per esempio da interessi economici.

A ben guardare il dilemma vero/falso non è applicabile al mondo delle idee, non almeno entro IMC. Infatti, se consideriamo Def. 3, data una qualsiasi proposizione è sempre possibile trovare o costruire un UCL che la renda vera. Ma allora –diranno molti– a che serve IMC, se non ci permette neppure di distinguere il vero dal falso?

Non ce lo permette all’interno di UMC, l’universo da evitare a ogni costo. Entro un qualsiasi UCL il vero è assolutamente distinguibile dal falso, altrimenti quell’UCL coinciderebbe con UMC.

Sia come sia, pensate che a Beethoven importasse qualcosa se l’attacco della Va fosse da considerare un’idea vera o falsa?