[Dialogante 1] Abbiamo
appena mostrato un esempio di come il medesimo concetto possa essere trattato
in modo da suscitare nel lettore due immagini contrastanti. È vera l’una o è
vera l’altra?
[Dialogante 2] Domanda
sciocca in questo caso, perché si parla di modi di vedere, anzi di sentimenti,
e questi sono notoriamente variabili da persona a persona, da momento a
momento…
[Dialogante 1] … e quindi
sarebbe insensato interrogarsi sulla loro ‘verità’. Ma, se si trattasse di
oggetti concreti, non così variabili come le immagini o i sentimenti, potevamo
in quel caso parlare di ‘verità’ o ‘falsità’?
[Dialogante 2] Domanda poco
meno sciocca, almeno per chi come noi è allenato al pensiero metaculturale:
qualsiasi oggetto viene conosciuto per ‘immagine’ e non ‘in sé’, o la loro
valutazione passa per la ‘sensazione’ o il ‘sentimento’ che provocano in noi…
[Dialogante 1] … e queste
sensazioni o sentimenti vengono per così dire reificati dal cervello che
finisce per trattarli come dati reali.
[Dialogante 2] Ma in che
senso questi sarebbero meno ‘reali’ delle immagini e queste meno reali dei dati
che le hanno prodotte?
[Dialogante 1] Da quanto
stiamo dicendo sembrerebbe che la ‘realtà’ abbia più ‘gradi’, tra i quali ci
sarebbero da annoverare anche i sogni, le allucinazioni, i ricordi, i
presentimenti, la fantasia.
[Dialogante 2] Non so cosa
ne pensano gli psicologi, i neurologi; so solo che in antico e, per alcune
culture, ancora oggi i confini tra realtà, sogno, fantasia sono estremamente
labili.
[Dialogante 1] Solo per
l’universo iperrazionalizzato dell’uomo occidentale la realtà ‘vera’ ha uno
statuto a sé, distinto dagli altri. Oggi peraltro questo universo sta
estendendo il suo dominio su tutta intera l’umanità, cancellando un po’ alla
volta tutti gli altri – o meglio sottraendogli valori – privandoci in tal modo
di una irrecuperabile ricchezza.
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