venerdì 31 dicembre 2010

2. I postini costituiscono ‘un genere’?

Fotografia di Mirta Rotondo (2007)

− Non credo che lo costituiscano, credo però che appartengano a un genere letterario molto antico e diffuso: quello della letteratura gnomica e sentenziosa.
− Ma non ne hanno l’apparenza: non sputano sentenze e non danno consigli. Molti sono addirittura umoristici.
− Diffidate dai moralisti dichiarati, più ancora da quelli che negano di esserlo.
− È un consiglio?
− Appunto. Diffidate.
− Ci consigli di diffidare dei postini?
− Attenzione ai ‘buchi neri’ della logica.
− Come sarebbe?
− Se ti consiglio di diffidare dei consigli, tu che fai?
− Sarebbe questa, l’indecidibilità, la caratteristica dei postini?
− Non di certo. Sarebbe saggio che nessuna decisione forse irrevocabile?
− Un altro consiglio?
− Vedi un po’ tu ...

martedì 28 dicembre 2010

1. Che cosa distingue i ‘postini’ dai ‘non postini’?

Un esempio paleolitico di illusione ottica, dal sito de Canecaude
Si riesce a distinguere il 'mamut' dal 'non mamut'?
Grazie a che cosa?

(dialogo)
− Di primo acchito direi: nulla se non la brevità.
− Ma anche gli attuali ‘messaggini’ sono per lo più brevi, se non brevissimi
− Allora diciamo che i postini non sono che dei messaggini un poco più curati del solito
− Cosa vuol dire più curati?
− Meno sciatti perché sono destinati a una lettura non semplicemente informativa.
− Che vuoi dire?
− Se le scrivo che Gigi è arrivato puntualmente non faccio che informarti di un fatto, se invece ti comunico una mia riflessione sull’attuale situazione politica, sollevano un problema e implicitamente ti invito a pensarci anche te.
− E per indurmi a pensare devi scrivere meglio?
− Non necessariamente. Se mi scrivi sciattamente di un argomento che so che ti interessa, mi induci a riflettere sul perché della tua sciatteria.
− Ecco forse ciò che distingue un postino da un convenzionale messaggino: quel che dice, il postino vorrebbe che fossi tu a dargli un significato.

domenica 26 dicembre 2010

Postini su come si scrivono i postini

"Manos" de Maurits Cornelis Escher (1898-1972)

Oggi iniziamo una nuova serie di 19 postini (perché 19? perché i quaderni dove scrive Boris hanno venti righe per pagina! una per il titolo e altre 19 per pianificare la serie) per gli amanti della scrittura ... e della ricorsività.

Ecco i titoli di questa serie di postini-dialogo ...

1. Che cosa distingue i ‘postini’ dai ‘non postini’?
2. i postini costituiscono un ‘genere’?
3. L’argomento
4. La trattazione
5. L’espressione
6. La varietas
7. La ripetizione
8. La parola
9. L’essenzialità
10. Il ritmo
11. La fonicità
12. La rarità
13. La comprensibilità
14. La delectatio
15. La forma
16. La concatenazione dei postini
17. I destinatari
18. La funzione (le funzioni)
19. I postini nella scuola

A presto!

giovedì 23 dicembre 2010

Uno sconosciuto

Disegno di L. Kupelwieser, 1813

Può una cosa essere di uno proprio perché è di tutti?
Può una cosa essere di tutti proprio perché è di uno?
Può l'originalità preesistere a sé stessa? coincidere con ciò che abbiamo sempre saputo, senza saperlo?

Leggere di più ...

Si sedette al pianoforte. Le sue dita si muovevano con la sicurezza di chi per suonare non aveva che da interrogare la memoria. Eppure i suoni che ne uscivano erano nuovissimi. Gli ascoltatori riconoscevano ciò che ascoltavano per la prima volta. Prevedevano l'imprevedibile. Il futuro era presente in un passato sconosciuto.


“Perché ripetere il già detto?”
“Per sottrarlo al tempo, alla storia. Perché il ripetuto è l'eternità.”
(Per un attimo sembrò somigliare a un antico busto di Parmenide, poi, lentamente, mutò sembiante: baffi neri, incolti, selvaggi, occhi incavati, neri penetranti. Quindi si rimise al pianoforte con il suo consueto, insignificante aspetto di pianista miope, da birreria.)


Molti l'avevano visto al pianoforte. Molti conoscevano e amavano i suoi Lieder. Pochi avevano ascoltato qualcuno dei suoi splendidi lavori strumentali. Pochissimi, forse nessuno aveva capito chi era Franz Schubert.

lunedì 20 dicembre 2010

Giacinti

La morte di Giacinto, di Jean Broc (1771-1850) - Museo Rupert de Chièvres di Poitiers

Vedo le sue foglie, lunghe e verde scuro, spuntare a novembre, quando tutt’intorno ci si sta ancora preparando all’inverno. Ai primi di gennaio la pianta è in pieno rigoglio e certi rigonfiamenti terminali preludono… no, sono già i germogli della meraviglia a venire. Questa esita ancora qualche settimana poi, a fine gennaio-primi di febbraio, eccola sbocciare in racemi di fiori blu, di un blu cilestrino che non ha l’eguale nei nostri campi, così come non ha l’eguale il loro profumo, intenso e delicato a un tempo.
È pieno inverno, non di rado sui giacinti posa la neve o li scuote la grandine: quelli però non si scompongono, anche se le foglie cedono al peso e li lasciano offrire ai pochi visitatori alati il loro colore e profumo. Leggere di più ... Tutto questo per quei pochi –qualche piccolo imenottero o dittero–, cui forse si aggiunge un occasionale visitatore umano – che però non li aiuta nell’impollinazione, anzi li coglie per farli isterilire in un vasetto nel soggiorno.

La natura, si sa, non è economa, e resta indifferente allo spreco dei giacinti. Può capitare tuttavia che non restino indifferenti alcuni dei visitatori occasionali, così per esempio colui o coloro che, molti secoli fa inventarono il mito di Apollo e Giacinto, poi ripreso da Ovidio nelle Metamorfosi e fatto oggetto, in tempi a noi vicini, di numerose opere pittoriche. Mozart undicenne ne mise in musica una versione modificata (Salisburgo, 1767).

Ecco la vicenda secondo il mito:

Il giovinetto Giacinto, figlio di Amicla e Diomede, per altri di Pierio e Clio era amato da Zefiro e da Apollo (gli antichi, in fatto di sessualità, non andavano troppo per il sottile). Sembra che Apollo fosse il favorito, giacché accompagnava Giacinto ovunque egli andasse. Zefiro era ovviamente geloso e un giorno che i due avevano dato inizio a una gara di lancio del disco deviò la traiettoria di Apollo facendo sì che il suo disco andasse a colpire la tempia di Giacinto, ferendolo mortalmente. A nulla valsero le arti mediche del dio che, a perenne memoria dell’amico morto, lo trasformò in un fiore dall’intenso colore rosso, come il sangue da lui versato (i giacinti possono essere di vari colori).

– – – – – – –

Nelle religioni animiste, politeiste, generalmente in tutte quelle non facenti capo a un Dio unico, il rapporto uomo-divinità-natura è assai più stretto che non in quelle monoteiste, soprattutto se ‘rivelate’. La ‘rivelazione’ infatti presuppone l’uso di un linguaggio che esprima –per lo più un linguaggio verbale– con tutti i limiti che tale esprimibilità comporta. Anche il mito si tramanda attraverso la parola, ma non è questo il suo linguaggio. Ipotesi: il linguaggio del mito è il mito stesso, il cui significato non è esprimibile in altro modo (seppure con altre parole). Così come si osserva nella musica.

domenica 19 dicembre 2010

L'epidemia (II)



Si manifestò in una cittadina ai piedi dei Pirenei con un topo trovato morto in un vicolo. Qualche giorno più tardi di topi morti o moribondi se ne trovavano dappertutto. La prima vittima umana si ebbe dopo dieci giorni, presto seguita da molte altre. Non c’era più dubbio: era la peste, anche se a quel tempo si dava questo nome genericamente a varie forme epidemiche. Leggere di più ...

Questa si manifestava con vomito e diarrea o anche con insopportabili cefalee, sangue nelle urine o difficoltà respiratorie. Quali che fossero i sintomi, la morte sopraggiungeva dopo una settimana al massimo. La gente era spaventata e correva in chiesa a chiedere aiuto al Signore. Visto però che l’aiuto non arrivava, pensò di rivolgersi ai gradi intermedi, lì rappresentati dal locale vescovo. Questi però era momentaneamente fuori sede, richiamato –si disse– dal Papa a Roma per urgenti comunicazioni. Al suo posto era rimasto un sostituto, un ometto più spaventato di tutti, che si dichiarava incompetente in fatto di epidemie. Intanto i cittadini continuavano a morire.

Tra questi c’era un giovane, particolarmente sveglio e buon osservatore. Si accorse infatti che molti topi avevano preso a nutrirsi di una certa erba che cresceva sui muri delle vecchie case. Ne catturò alcuni e constatò che, per quanto mostrassero anch’essi, ma più deboli, i sintomi del male, se nutriti con la stessa erba dopo qualche giorno erano guariti. Non solo, ma apparivano più aggressivi e mordaci di prima. Tentò allora un audace esperimento. Fece mordere dai topi un certo numero di malati a vari stadi di sviluppo del morbo. A eccezione di quelli terminali, gli altri si salvarono tutti. Qualche risultato, ma di gran lunga inferiore, l’ottenne anche facendo mangiare ai pazienti l’erba ricercata dai topi. Ne dedusse o che la sostanza benefica dovesse essere iniettata direttamente nel sangue (come accadeva attraverso i denti dei topi), o che fosse necessaria una sua elaborazione ad opera di un organismo animale. Fatto sta che cominciarono ad aversi delle guarigioni, di cui fui informato il vescovo. Temendo per il prestigio suo e della chiesa, costui fece arrestare il giovane che, minacciato di tortura, non ebbe difficoltà a dichiarare la complicità del diavolo, testimoniata dagli occhi rossi e dal ghigno satanico dei topi. Fu condannato al rogo, ma la notte prima dell’esecuzione si presentò a lui il vescovo in persona: “È un paio di giorni che ho un terribile mal di testa. Fammi mordere da uno dei tuoi topi e ti lascerò andare, con in più dieci luigi d’oro se prometti di sparire e di non farti più vedere”. Il giorno dopo si disse che il condannato era stato portato via dal diavolo. Al suo posto fu bruciato un fantoccio di paglia. I topi provvidero a diffondere la loro cura mordendo chiunque gli capitasse a tiro. Il giovane aprì una modernissima farmacia a Parigi.

La neve è arrivata ...

giovedì 16 dicembre 2010

Sante acrobazie


"Nella musica significato e significante non si dispongono su due versanti, distinti ma interconnessi, bensì abitano le stesse strutture e funzioni, abitano lo stesso discorso e in esso coincidono."
Boris Porena, Musica-Società, 206 [1975].

Non solo nella musica!!!

martedì 14 dicembre 2010

Passi da goliathus


Due maschi del genere Goliathus, del Congo (sinistra G regius, destra G orientalis)*, 
riposano solenni nella scatola A12 della collezione Porena

Passi da gigante, veramente, nel progetto di tutela della collezione di coleotteri di Boris. Anzitutto, una splendida spinta fotografica merito di Lucia, rivelatasi vera e propria beetlewoman - risulta stimolante remare nella stessa sua barca, perché assieme alla sua dedizione e intelligenza fotografica possiamo contare anche sulla sua continua emozione estetica davanti alle belle bestiacce. Grazie a lei, abbiamo già una prima descrizione fotografica di massima di due terzi delle 149 scatole d'esibizione.

Ma non ci siamo fermati lì. Per la totalità delle scatole, al macrolivello famiglie-tribù, abbiamo inventariato i contenuti e dato una rinfrescatina al loro posizionamento tassonomico, aggiornando la nomenclatura dove necessario. Sono cambiati un sacco di cose nell'entomologia, in questi ultimi anni! e non tutti a piacimento di Boris!

Finalmente, per un campione di una manciata di scatole abbiamo approfondito l'inventario fino al livello genere-specie, il ché ci ha servito per definire i criteri che seguiremo nell'esecuzione di questo inventario.

Prossimi passi:
- completare l'approfondimento dell'inventario per tutta la collezione, idealmente almeno a livello genere,
- riettichettare le scatole di esibizione con etichette stampate, aggiornate seguendo la nomenclatura ad oggi consolidata,
- avvalerci di una consulenza specializzata per chiarirci le idee con riguardo alla (piccola) frazione della collezione ancora sotto classifica incerta,
- fotografare (con una lente micro) una selezione degli esemplari più interessanti,
- completare gli archivi con note di campo riguardanti i tratti scientificamente più rilevanti dell'esemplare (data, situazione e circostanze della cattura, abitat ecc.),
- ...

L'obiettivo, al di là del divertimento personale e totalmente edonistico, consiste nel dare pieno valore scientifico a questa (modesta, a dire di Boris) collezione di paleocoleotterologia (eh sì, tanta roba contenuta qui dentro è ormai quasi estinta, o forse senza il quasi), e metterla quindi a disposizione dei ricercatori interessati, attraverso l'informazione che l'inventario potrà offrire.

Vi terremo informati ...

* Correzione alla determinazione gentilmente apportata da Massimo Raffaele (14.4.2014)

domenica 12 dicembre 2010

Chi può dirsi poeta?



Chi può dirsi poeta?
Chi si ferma a guardare una rosa, un sasso, un grumo di terra?
Chi ti parla di una rosa, un sasso, un grumo di terra?
Chi te ne parla in endecasillabi sciolti?
Chi te ne parla in rima?
Chi non te ne parla affatto ma punta il dito?
sulla rosa, sul sasso, sul grumo di terra?

Chi può dirsi poeta?
Chi è al suo quinto volume di versi?
Chi al suo primo verso, che però non gli è riuscito?
Chi di versi ne ha pensati tanti, scritti neppure uno?
Chi di versi ne ha pubblicati dieci libri, tutti vuoti?
Chi di versi ne ha pubblicati dieci libri, ma detesta la poesia
e a chi gli chiede perché, non sa rispondere?

Chi può dirsi poeta?
Un boia in pensione?
Un pentito di mafia?
Un macellaio che si è amputato una mano?
Una madre cui hanno seppellito il figlioletto?
Una prostituta che non rimedia più, o il protettore
che vuole scaricarla?

Forse chi è tutto questo e molto altro ancora, come
vi suggerisce la seguente

Leggere di più ...Parabola del poeta

Aveva una incredibile abilità di verseggiatore, sapeva comporre un intero poema stando ritto su un piede solo (l’iperbole non è nuova). Un versaiolo da strapazzo, diranno i lettori. E invece no! Trattava estemporaneamente in versi i più riottosi argomenti di fisica, dalla teoria della relatività al principio di indeterminazione e oltre, ai quark, alle stringhe, ai twistor. Argomentava in versi anche di logica, filosofia, teologia. I suoi versi d’amore commuovevano gli ascoltatori fino alle lacrime, quelli umoristici suscitavano incontenibile ilarità. Spesso gli venivano proposti gli argomenti più astrusi –come una volta sulla raccolta differenziata dei rifiuti– per mettere alla prova la sua bravura di poeta. E non poetava solo nella sua lingua madre, ma anche nelle principali lingue europee e in swahili.

Già si pensava di assegnarli il Nobel per la letteratura, quando un fatto inaspettato fece cambiare idea alla commissione. Si scoprì che non era lui l’autore degli incredibili versi, ma un computer di inaudita potenza, capace di assemblare in forme sintatticamente corrette (ancorché audacissime) espressioni tolte dai più diversi ambiti culturali e rigorosamente testate nella loro momentanea validità. Niente più che un gioco era poi la loro traduzione in versi e l’affidamento alla voce o alla scrittura umana.

Vinse sì il Nobel, ma per l’informatica, mentre fu abolito, nonostante qualche iniziale dissenso, il premio per la letteratura.

mercoledì 8 dicembre 2010

Zio cane ...

martedì 7 dicembre 2010

U-t-o-p-i-a


IMC e Utopia. L’orizzonte di IMC è utopico?
Se per orizzonte di IMC prendiamo UMC, questo non ha davvero carattere utopico. È peraltro vero che IMC –se la si accetta– rende possibile la costruzione di UCL con carattere di utopia. Sta a noi ricercarli o costruirli.
L’assenso generale alla democrazia dipende dal fatto che l’immagine mentale di essa ognuno se l’arrangia come gli pare. Di comune a tutte non c’è che la parola (Paola Bučan).
Possiamo aderire a un’utopia –per esempio all’idea comunista– senza sposarne le realizzazioni storiche.
Queste si coniugano con altri ingredienti… – che con l’utopia hanno poco a che fare. Può aderire all’utopia chi non a che fare con il potere, il guadagno, il vantaggio (Paola Bučan).
Dell’utopia mi interessa il processo non la realizzazione, il cammino non il punto di arrivo. Quest’ultimo, ovunque si trovi, non appartiene all’utopia (Paola Bučan).
La conoscenza come ‘processo’, come cammino verso … o anche come cammino da …
La conoscenza come utopia.

Da IMC, Libro II, Esercizi Speculativi, Boris Porena 1999

domenica 5 dicembre 2010

Riconosco, distinguo (ii)


Due giorni fa, la teoria. Oggi la pratica - con una delle esercitazione che ci piacciono di più ai bimbi. Scoprite scoprite (cliccandoci sopra, la si ingrandisce) il cervo che c'è in questo bel paesaggio. Qui la soluzione ...



Nella parte inferiore, leggermente sulla sinistra del centro, sporge la testina della creatura. Complimenti!

venerdì 3 dicembre 2010

Riconosco, distinguo


Pseudocreobotra wahlbergii, fotografata da Fred Turck

Il piacere del riconosco e del distinguo. Il piacere di un’attività mentale non finalizzata ad altro che al godimento di se stessa – ça existe.

Inquisizioni Musicali II - Musica-Società - Testi di inessenzialità, 70
Boris Porena [1975]

giovedì 2 dicembre 2010

Rompendo ... ehm, deconstruendo le scatole - Cerambycidae

Cosa viene fuori da una scatola chez Porena quando la deconstruiamo?





In questo caso, due tribù della famiglia delle Cerambycidae: quella delle Cerambicinae e quella delle Callichromatinae, con graziosi rappresentanti di entrambe.

[Crediti: immagini estratte da BioLib e musica da Porena stesso suonata da I Solisti Italiani]

Della fallibilità umana



Daje, daje, che stavamo diventando troppo seri ...

mercoledì 1 dicembre 2010

Epistole politiche, politiche epistole

Si trova vicina alla pubblicazione, curata da Edizione Van der Mispel (e grazie al contributo di un valente gruppo di amici, grazie Eva, grazie Letizia, grazie Oliver, grazie Francesco, forse dimentichiamo qualcuno), una nuova opera di Boris Porena, intitolata Epistole Politiche. Nel medesimo stile comunicativo delle Metaparole, Boris utilizza a modo suo la forma epistolare, dirigendosi politicamente, appunto, ad una serie di interlocutori probabili o improbabili.

I frequentatori di questo oblò hanno già avuto occasione di leggere qualcuna delle ben 85 epistole composte da Boris tra Maggio e Ottobre 2009.

Si raggruppano in una serie di argomenti, che potremmo distinguere approssimativamente così:

epistole ai prossimi (a Eva, ai cantalupani, a Carlo, Rinaldo e Roberto, a Ida, a Sergio, ad Angelo, a Miele, a Mario Verdone, a Enrico Migliaccio, a Zbigniew Kuligowski, a Pietro Cosimi), e anche ai prossimissimi (a Paola, ai genitori, a Thomas Sebastian –ben due, in momenti e da prospettive diversi–, a sé stesso, ai fratelli),

epistole ad attori politici della contemporaneità (al Partito Democratico, al Ministro della Pubblica Istruzione, a Michail Gorbaciov, a Enrico Berlinguer, all’America di Obama, alla Chiesa cattolica, alla democrazia, al 'muro' di Berlino, a Serge Latouche, ai fondamentalisti, al Sessantotto)

epistole dirette a ‘interlocutori’ in astratto (al pensiero matematico, al capitalismo, alla filosofia, alla pace, alla morale, all’arte, alla donna, al pensiero magico, al latino, a Gesù, a un mondo globalizzato, all’Homo sapiens, alla politica, alla logica)

epistole ai pensatori –soprattutto germanici– che con i frutti delle modalità di pensiero della loro predilezione hanno conformato al Porena che conosciamo (a Thomas Mann, a Bach, a Mozart, a Kafka, a Einstein, a Konrad Lorenz, a Beethoven, a Goethe, a Piero della Francesca, a Mahler, a Schönberg, a Dante, an Wittgenstein, an Wagner, an Nietzsche, a Bertolt Brecht, an Schubert, a Darwin, a Borges, a Strawinsky, a Haydn)

epistole alle questioni del proprio diletto (al Centro Metaculturale, a Rigobaldo, ai coleotteri, alla musica, all’operatore metaculturale, al suo armadio, alle avanguardie musicali, a Musica-società, ai ragazzi di Venezia, agli allievi di composizione, all'Ipotesi Metaculturale)

finalmente, epistole ad alcune tribù culturali (agli Africani, agli omo- e transessuali, agli italiani, alla Germania, alla Francia, ai 'normali', ai pedofili, agli psicologi e affini, all’Europa).

Naturalmente che esisterebbero altri modi di vederle – tante sono interpretabili da più punti di vista. Esercizio comunicativo di pensiero metaculturale, testimonianza politica di sé stesso e delle proprie relazioni col mondo, si collegano fortemente, a trentacinque anni di distanza, con uno dei primi scritti di Boris (al quale dedicano, come forse avrete notato, una epistola): niente meno che Musica-Società.

Chi le leggerà? Si cercano volontari … anche per continuare a scriverle.