[Dialogante 1] Consideriamo
la specie umana. La sua storia, pur tra alti e bassi, è di una continua
espansione, di recente fortemente accelerata. Nulla hanno potuto contro di essa
le guerre, le epidemie, gli eccidi di massa.
[Dialogante 2] Anzi sembra
che tutte queste avversità non abbiano fatto altro che accrescere questa
accelerazione…
[Dialogante 1] … così la
seconda guerra mondiale, che si stima abbia causato circa sessanta milioni di morti, ha fatto sì che
in mezzo secolo la popolazione mondiale sia pressoché triplicata cosicché oggi
(fine 2011) siamo sull’orlo dei sette miliardi di individui.
[Dialogante 2] Un esempio
impressionante se penso che a scuola ci hanno detto sulla terra eravamo in sì e
no due miliardi.
[Dialogante 1] E la terra o
qualche occulto meccanismo stanno frenando la nostra crescita che dovrebbe
arrestarsi intorno agli nove miliardi per poi ricadere sui cinque miliardi.
[Dialogante 2] Cifre
naturalmente tutte ipotetiche. Ma perché dovrebbero subire queste ingenti
fluttuazioni, e per di più in tempi relativamente brevi?
[Dialogante 1] Qui sta il
punto. Possiamo con buona approssimazione calcolare la durata prevista di
queste fluttuazioni, possiamo anche individuare le cause immediate nei
cambiamenti culturali che contrastano la prolificità, ma la causa della causa,
cioè il perché è questi cambiamenti avvengano proprio in concordanza con le
necessità che avvengono, questo ci resta oscuro.
[Dialogante 2] Non tanto
oscuro però. Basta che ragioniamo sulla capacità della terra di sostenere una
specie tanto prolifica quanto rapace, che tutto risulta chiaro.
[Dialogante 1] Ma l’istinto
riproduttivo non ragiona.
[Dialogante 2] Eppure si
comporta come se lo facesse. Infatti un analogo regresso di natalità si
verifica nel caso di sovrappopolazione di altre specie.
[Dialogante 1] Ma in quella
umana si sta verificando ancora il contrario.
[Dialogante 2] Quindi: o
regressione o estinzione.
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