sabato 2 luglio 2011

Offesa alla riservatezza



[129] Molti Lieder di Schubert hanno spinto altri compositori a tentarne la traduzione orchestrale: tra questi Brahms, Reger, Offenbach, Webern. Neppure quest’ultimo, che pure ha dato una sensibilissima versione di alcuni Ländler, si può dire sia pienamente riuscito nell’impresa. Anche nei casi in cui l’originale stesura per pianoforte sembra suggerire il suono di uno strumento a fiato o ad arco, addirittura di un’intera orchestra –come nel caso dei goethiani Prometheus e An Schwager Kronos– la trascrizione completa non aggiunge qualcosa. Si direbbe piuttosto che toglie: la nettezza timbrica, forte e inequivocabile, del pianoforte. Anche quando questo richiama suoni di casa in un’orchestra, è appunto il richiamo di qualcosa che non c’è ma viene ricostruito nel ricordo, nell’allusione-illusione che di un semplice accompagnamento fa il vero interprete del canto e è dei suoi più segreti significati. L’esplicitazione strumentale della trascrizione offende la riservatezza dell’atto compositivo primario.

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