sabato 23 luglio 2011

Secondo commento alla sestina risolutiva dell'autoreferenza

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Questo postino non fa altro che riproporre sotto mentite spoglie IMC, e queste mentite spoglie sono niente meno che i primi versi del Faust di Goethe –dopo i vari prologhi– e un famoso detto di Socrate. La lunga parafrasi che scomoda due ‘grandi nomi’ della cultura universale e un non meno famoso teorema –a dire il vero i teoremi e i parafrasati sono due– della logica formale. Le definizioni originali di IMC risultano peraltro molto più rigorose –e anche comprensibili– di questa tardiva e arzigogolata riproposizione. Allora perché?

È probabilmente in gioco il gusto della variatio, del bis in idem, ma è anche vero che, se già la pura e semplice ripetizione del già detto non ne costituisce un perfetto equivalente (per il diverso contesto) così una ripresa variata può aggiungervi –o togliere– tratti anche essenziali. Nel nostro caso il richiamo a Goethe e Socrate porta su questi ultimi l’interesse del lettore, agendo come un rinforzo di autorità, anche se questo rinforzo devia in realtà l’attenzione facendo passare più facilmente un concetto scomodo che probabilmente i due autori chiamati in causa non avrebbero condiviso.

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