martedì 19 luglio 2011

La sestina risolutiva dell'autoreferenza (v)


[145] 'Non c'è due senza tre', e, se sono indecidibili sia la falsità di una proposizione sia la sua verità, allora sono indecidibili tutte le proposizioni e ha ragione Faust quando dice di non poter sapere nulla, e cade nel vuoto la raccomandazione di Socrate, che oltrettutto, essendo autoreferenziale, esibisce da sola la sua insensatezza.

Insomma, all’uomo non sarebbe concessa alcuna conoscenza dimostrabile. Per Goethe tuttavia la conoscenza e possibile per immagine: ciò che accessibile alla nostra conoscenza non sarebbero le cose, ma il loro simulacro, il riflesso inconsistente dell’inconoscibile.

A questo riflesso, affine al ‘fenomeno’ kantiano, possiamo modernamente attribuire una ‘realtà culturale’, di cui saremmo noi stessi gli artefici, se non come singoli individui, come collettività. Una collettività non universale ma locale, osservabile nello spazio e nel tempo. Di qui la non omogeneità della conoscenza, fonte di discordie e di prevaricazione, giacché ogni ‘realtà culturale’ pretende all’universalità, anche e soprattutto quando ritiene di averne l’immagine esclusiva.

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