domenica 10 luglio 2011

Procrastinare la grande catastrofe


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Circa 950.000 anni fa, in concomitanza con la 732ma edizione dei giochi che molti millenni più tardi si chiameranno 'olimpici', si è svolta la quarta conferenza decennale interspecifica del genere Australopithecus e Homo. Il luogo non si conosce con esattezza, ma deve essere stato vicino all’attuale città di Bergen, allora allietata da un clima temperato, favorevole alla maggior parte delle specie i sottospecie convenute. I pongidi, tra cui 48 specie di gorilla, erano ammessi, in numero limitato, come osservatori. Lingua ufficiale era l’urugundo, allora diffuso come seconda lingua in tutti i continenti. I collegamenti con la sede della conferenza, sia fisici che telematici erano buoni, quasi al livello odierno. Si ricorda che gli ominidi allora assistenti, australopitecini compresi, avevano sviluppato alcune decine di culture (senz’altro paragonabili se non superiori alle più evolute tra le attuali), tutte però estinte con la grande catastrofe di 487.000 anni fa). I problemi allora in discussione erano però ben diversi da quelli di oggi. Non il fabbisogno energetico né la sovrappopolazione e neppure l’inquinamento preoccupavano le popolazioni di allora giacché la pluralità delle specie e le esigenze diversificate incidevano in vario modo sulle risorse del pianeta riducendo al minimo la competizione e mantenendo entro limiti ecologicamente compatibili la produzione di beni e rifiuti. Tutto questo riduceva anche drasticamente la conflittualità. Ciò che agli uni appariva appetibile, addirittura indispensabile, per gli altri era superfluo, perfino dannoso, cosicché potevano darsi incomprensioni, disistima reciproca, raramente però aggressività, così come neppure noi aggrediamo un altro vivente solo perché carnivoro e noi vegetariani. La diversità risulta migliore garante di sopravvivenza che non l’omogeneità. Non solo perché differenzia la richiesta ma anche perché non ha bisogno della concorrenza. 950.000 anni fa con quella quarta conferenza, riuscimmo a procrastinare di mezzo milione di anni la ‘grande catastrofe’ che portò all’unificazione –genetica, poi culturale– delle specie e sottospecie di ominidi ad opera dell’implosione mediatica, livellatrice delle differenze. Allora gli ominidi se la cavavano rinunciando ai benefici della tecnologia, oggi c’è da dubitare che riescano una seconda volta.

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