domenica 3 luglio 2011

Quanta parte di autosuggestione...?



[130] Che accade quando è l'autore stesso che per una ragione o l'altra propone per prima la versione orchestrale di un suo lavoro per voce e pianoforte. Qui è molto difficile sottrarsi alla facile considerazione che il testo col pianoforte deve essere solo una versione provvisoria, quasi un appunto per una successiva stesura definitiva. Non è raro, anzi è pressoché la norma che le opere vocali di maggiori dimensioni vengano realizzate dapprima per canto e pianoforte e solo successivamente nella definitiva veste orchestrale. Dico questo perché in questi casi la stesura col solo pianoforte viene a priori percepita come incompleta e bisognosa di integrazione. Vi sono tuttavia numerosi esempi – mi vengono in mente i mahleriani Canti di un viandante– concepiti, come i Lieder schubertiani, per canto e pianoforte. Qui la versione definitiva si impone al nostro orecchio come quella ‘buona’ e l’altro solo come un abbozzo. È una conseguenza della nostra conoscenza dei fatti? E, se si venisse a sapere che la stesura ‘buona’ è appunto quella orchestrale e l’altra una ‘riduzione per canto e pianoforte’. Quanta parte di autosuggestione hanno le nostre valutazioni?

1 commento:

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Dico questo perché in questi casi la stesura col solo pianoforte viene a priori percepita come incompleta e bisognosa