giovedì 28 luglio 2011

Una cinquina teologale (ii)

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Tra le religioni 'pericolose' ho nominato per prima quelle monoteiste, e non solo per i danni prodotti al genere umano nel corso della storia, ma anche per il modello di società che hanno proposto. Ricordo che molti anni fa ne parlai con un sacerdote niente affatto sprovveduto, anzi abile predicatore, capace sicuramente di convincere molte persone delle sue ragioni. Si dimostrava –e forse era– un sincero democratico, attento al prossimo, fortemente critico del consumismo e delle diseguaglianze economiche. Per un certo tempo la nostra conversazione fluiva in buon accordo, fin quando ebbi la sciagurata idea di equiparare l’assolutismo religioso a quello politico. Non era ancora metaculturalmente maturo da evitare un terreno che si sarebbe rivelato sdrucciolevole per entrambi. Lui infatti, dopo qualche tentativo di contestare la mia posizione, si irrigidì nel suo dogmatismo, mentre io dal conto mio continuavo a pretendere dall’interlocutore che adottasse lo stile di pensiero più consono alla nostra discussione: quello logico-razionale. Oggi, probabilmente, cercherei di adeguarmi al destino dell’altro, dogmatico-fideistico, ricercando quanti più punti di convergenza possibili, nella convinzione che un affrettata chiusura del dialogo danneggerebbe ambedue impedendo a lui di capire me e viceversa.

Ma allora, è facile obiettare, la pericolosità dell’assolutismo religioso non può che crescere a contatto con un assolutismo ‘laico’ altrettanto determinato. È anche evidente che uno stile di pensiero dogmatico-fideistico ha una maggiore difficoltà al dialogo con il diverso di uno stile relativistico-metaculturale. Ne consegue che se si vuole attenuare la pericolosità di quello, conviene sfruttare l’elasticità di questo. Si osserva invece spesso che il relativismo tende, in presenza di un forte dogmatismo, a farsi dogmatico lui stesso, come nella nota e autocontraddittoria affermazione “tutto è relativo”. L’ammorbidimento prodotto dalla variante metaculturale, che non rifiuta il dogmatismo ma lo lega a un luogo culturale (un UCL) riconosciuto e dichiarato, potrebbe forse diminuire la probabilità di una collisione tra opposti stili di pensiero.

Chi aderisce a IMC non dovrebbe dimenticare che questa ipotesi non è nata per entrare in concorrenza con altre più solidamente ancorate nella storia, ma per accrescere le loro probabilità di sopravvivenza sottraendole al pericolo del reciproco annientamento. Chi crede in Dio, in un qualunque Dio, non dovrebbe temere di essere sopraffatto da chi non ci crede, così come chi non crede deve essere libero, ovunque, di non credere.

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