venerdì 15 luglio 2011

La sestina risolutiva dell'autoreferenza (i)

[141]
Habe nun, ach! Philosophie,
Juristerei und Medizin
Und leider auch Theologie!
Durchaus studiert, mit heißem Bemühn.
Da steh ich nun, ich armer Thor!
Und bin so klug als wie zuvor;
Heiße Magister, heiße Doktor gar,
Und ziehe schon an die zehen Jahr
Herauf, herab und quer und krumm
Meine Schüler an der Nase herum –
Und sehe, daß wir nichts wissen können!

(Faust)

[Ho studiato, ahimè, filosofia,
Diritto e medicina
e purtroppo anche teologia!
Con ardore e costanza
Ed eccomi qua, povero stolto!
E ne so quanto prima;
Mi chiamano Magister, perfino Dottore
E sono ormai quasi dieci anni
Che porto per il naso i miei studenti
In qua e in là, in su e in giù –
e vedo che non possiamo sapere nulla!]

1 commento:

Emanuele Pppalardo ha detto...

Caro Boris, le domande che susciti sono sempre più che interessanti, anzi direi, fondanti per una epistemologia che possa avere un significato attuale( e anche un senso da recuperare).
L’arte, l’Etica , l’Estetica….c’è una letteratura immensa su queste questioni che scoraggiano chiunque abbia voglia di affrontarle. Tuttavia tu, come sempre e con coerenza con quanto affermi da tanti anni, riesci a contestualizzare questi temi in modo che possano essere sentiti come temi afforntabili da chiunque abbia comuni capacità di pensiero.
Provo ad aggiungere qualche spunto di riflessione.
Che funzione ha l’arte? Intanto sembrerebbe essere una necessità, una necessità specificamente umana.
L’arte potrebbe nascere dalla necessità che ha l’uomo di passare attraverso le descrizioni, ossia di doversi descrivere, e di restituire un senso analogico al digitale ossia di restituire un senso al digitale, perché per quanto si possa essere precisi nelle definizioni alla fine si perde completamente il senso( con digitale qui intendo riferirmi a tutto ciò che è linguistico, detto in altri termini , a tutto ciò che è mentale)
Nel linguaggio corrente , a mio avviso, si fa una certa confusione tra senso e significato.

Quando si parla di arte ci si riferisce sempre ad una dimensione estetica, ma l’estetica ritengo sia fortemente legata al comportamento, ossia all’etica, ed è fatta per indirizzare un comportamento.
In fondo l’estetica cos’è? E’ lo sviluppo di una funzione dell’apparato sensoriale.
A cosa ci serve sentire,vedere, toccare etc? A un comportamento. Man mano che si complessualizza lo sviluppo sociale le cose si complicano uscendo dal grezzo fondamentale: ossia dalla necessità di dare una risposta ad eventi primordiali ( ad esempio il ruggito del leone, come quando si era nella savana , o qualunque altro pericolo ancestrale ) .
L’estetica potrebbe essere , se inquadrata in quet’oottica, uno sviluppo della percezione . La percezione ha una funzione integrativa perché la percezione è un meccanismo con il quale nella maniera più economica si abbassa il rumore informazionale, l’entropia, in sostanza.
Se quindi ci si sposta da questo piano percettivo al piano delle elaborazioni, l’estetica è anche un'etica perché mantiene questo stretto legame con il comportamento.
E in tutto ciò gioca un ruolo fondamentale il piano simbolico dove il simbolo ha un forte valore integrativo per l’uomo in quanto permette di ricucire questo iato tra i due linguaggi che parliamo, ossia il digitale e l’analogico. Tutta la simbologia ha il compito di veicolare l’analogico che si perde nelle descrizioni digitali.
Il conflitto fondamentale nell’uomo non è tra istinto e ragione ma tra analogico e digitale. Uno dei problemi dell’arte contemporanea è che ha preteso di fare a meno della dimensione analogica portando alle estreme conseguenze la “non ovvietà” di tante proposte , ma questo ha portato tanta arte ad identificarsi con la pura sintassi digitale e a pretendere di risolvere il conflitto solo sul piano del digitale, il che è impossibile senza un aggancio all’analogico.
Un carissimo abbraccio
Emanuele Pappalardo