martedì 14 settembre 2010

NO allo sfruttamento incontrollato del pianeta

Il nostro pianeta è estremamente generoso nei confronti della vita. Non ne conosciamo nessun altro che lo sia altrettanto, anzi neppure che lo sia tout court. E la vita non si è fatta pregare per corrispondergli con pari generosità. Ora però dal ramo della vita si è distaccato un elemento sfruttatore all’eccesso, che rischia di distruggere il difficile equilibrio raggiunto in milioni, miliardi di anni. Non siamo noi in quanto esseri viventi a rappresentare un problemi per la Terra e i suoi abitanti, tra cui noi stessi; lo siamo in quanto sfruttatori molto al di là di quanto ci serve per vivere. Nessun’altra specie animale o vegetale consuma neppure lontanamente le risorse che la Terra gli offre tanto quanto l’uomo. I suoi coinquilini comunque la arricchiscono con il proprio corpo mentre noi tentiamo di sottrarlo, per fortuna con scarso successo, perfino ai germi della decomposizione. E giudichiamo questa sottrazione come un atto encomiabile, ‘pio’, segno di una più alta concezione della vita, mentre non è che un furto ai suoi danni.

Certo, siamo in troppi, ma soprattutto ci comportiamo come se fossimo gli unici meritevoli di vivere e quindi in diritto di fare della nostra casa celeste ciò che ci pare. Se anche gli altri suoi inquilini e la casa stessa fossero d’accordo, non avremmo altri obiettori che i limiti imposti dalle cose. Ma non sono d’accordo e preferiscono estinguersi piuttosto che assecondare la nostra voracità. Quanto poi alla casa, mostra chiari segni di insofferenza con l’aumento della temperatura, il ‘buco dell’ozono’, i cambiamenti del clima … Tutte cose –si dirà– avvenute innumerevoli volte nel corso dei millenni … Sì, ma nei tempi ‘fisiologici’ del pianeta e non in quelli compressi e arbitrariamente decisi da noi. E, nei processi di trasformazione, la variabile ‘tempo’ è decisiva così come decisivo è il suo controllo. Anche l’uomo lo esercita nello sfruttamento pianificato del pianeta, ma il suo controllo ubbidisce alle accelerate esigenze dello sviluppo umano e la Terra non lo riconosce. Come uscire da questa reciproca incomprensione? Semplicemente adottando i suoi tempi evolutivi o perlomeno avvicinandoci ad essi.

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