venerdì 17 settembre 2010

NO alla crescita infinita



A proposito della stoltezza umana, non penso che sia così grande da non farci capire quanto sia stolto uno sviluppo a oltranza. Eppure tutti si comportano –in particolare le forze politiche, tutte, di qualsiasi tendenza– come se questa stoltezza fosse una dimostrazione della nostra capacità di superare ogni difficoltà, quasi che la vita fosse una corsa a ostacoli e il nostro il cavallo vincente. Quando siamo noi stessi il cavallo, per giunta dopato di tecnologia. Ma no: non siamo a tal punto impasticcati da non renderci conto di ciò che stiamo facendo. Speriamo questa volta di avere ancora abbastanza tempo da non assistere di persona –o nella persona dei nostri figli e nipoti– alla catastrofe cui andiamo incontro. Bella dimostrazione di responsabilità specifica!

Oppure –a non volere essere tacciati di catastrofismo– la nostra speranza va al di là dei figli e nipoti e contiamo veramente sulla salvezza ad opera del progresso tecnologico. Non possiamo escluderla del tutto anche se già oggi i calcoli ci dicono che stiamo intaccando le riserve di energia del pianeta e che, per ricostituirle, avremmo bisogno di un mezzo pianeta aggiuntivo. Ammettiamo pure la responsabilità di rimpiazzare in un tempo ragionevole questo deficit. Fino ad allora ci converrebbe rinunciare a qualsiasi velleità di crescita –e ai concomitanti sprechi– per concentrare tutte le nostre energie, anche economiche, nella risoluzione dei due problemi:

1) Dove reperire e come appropriarci delle necessarie fonti energetiche,

2) Come sopravvivere fino allora.

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