sabato 25 settembre 2010

NO all’ideologia del ‘di più’

Questi due ultimi postini della serie del NO compendiano in certo qual modo tutti gli altri. L’ideologia faustiana del

Wer immer strebend sich bemüht
Den können wir erlösen

(chi incessantemente cerca il di più,
quello possiamo salvare)

ricava da questo postino una marca negativa che non mi sarei mai aspettato da un cultore di Goethe quale sono da sempre. Ma ciò che in Goethe ha la sua ‘giustezza storica’ non è detto l’abbia ancora oggi. Il suo streben –intraducibile in italiano– non ha comunque nulla a che fare con la ‘crescita infinita’ degli attuali cultori del capitalismo. Da aggiungere il fatto che per Goethe lo streben non è sufficiente e ha bisogno –come il Giuseppe manniano– di una seconda benedizione ‘dall’alto’, nel Faust veicolata da Margherita, piccola peccatrice che proviene ‘dal basso’.

Il NO all’ideologia del di più, come qui l’intendo, non si limita tuttavia agli aspetti più banali del di più, quali la ricchezza, il potere, l’autorità, ma investe l’idea stessa di progresso, di perfezionamento, di superamento. Non vedo in che cosa l’odierno coleottero sia più progredito del Trilobite cambriano, ambedue perfettamente adattati al loro ambiente: vedo la diversità, non il progresso. Se poi considero l’incapacità di homo sapiens di adattarsi al suo, al punto di sovvertire tutti gli equilibri ecologici per tentare di sopravvivere dopo poche decine di migliaia di anni da quando si è staccato dal ceppo degli ominidi, mi domando in che cosa è più progredito dello scarafaggio, rimasto pressoché invariato da centinaia di milioni di anni.

Poi ascolto la Passione secondo Matteo e mi sembra di capire.

1 commento:

Anonimo ha detto...

perfettamente d'accordo. Giuliano