venerdì 24 settembre 2010

NO alla concentrazione dei poteri


Il potere è di per sé una concentrazione di opportunità, altrimenti diffuse su più soggetti. Una ‘concentrazione di poteri’ quali si osserva assai spesso in politica ed economia, è indubbiamente vantaggiosa per chi la rappresenta, ma non sempre facile da gestire. Una delle caratteristiche del potere, tanto più della concentrazione di più poteri, è la limitazione della libertà per coloro –e sono la maggioranza– che non ce l’hanno. Stranamente il potere, anche in forma concentrata, non solo è oggetto di ammirazione, addirittura venerazione, ma stimola anche un istinto di sottomissione che giunge fino al totale ottundimento delle normali facoltà critiche. Che cosa produce questa atrofizzazione dell’individualità?

Probabilmente una convergenza di fattori tra cui lo scarico delle responsabilità, la speranza che un domani una fetta di potere possa toccare anche a noi, la costatazione che ogni potere è di fatto corruttibile, e così via. Finché però il potere è più volte suddiviso, come –in linea di principio– nella democrazia, la sua pericolosità è anch’essa parcellizzata e controllabile. Quando ci si avvicina troppo all’anarchia degli estremi –massima concentrazione/atomizzazione individualistica del potere– il NO diventa indispensabile alla sopravvivenza. Credo che un’accettabile condizione di equilibrio vada ricercata nella democrazia, una volta che l’avessimo liberata dalla concentrazione dei poteri sull’economia e sulla finanza. Avverrà mai una tale liberazione? Riusciremo mai a pensare ad altro che non sia il potere e il guadagno?

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