giovedì 23 settembre 2010

NO alla discriminazione razziale, religiosa, sociale

La questione razziale, fino a poco tempo fa cruciale per l’umanità, sta un poco alla volta perdendo rilevanza. Da un lato il rimescolamento continuo delle popolazioni alla ricerca di migliori condizioni di vita –favorita in questo dalla relativa facilità degli spostamenti–, dall’altro l’affermazione, ovunque ripetuta, dell’unicità della specie umana, stanno liberandoci dall’odiosa piaga del razzismo, sostituita peraltro da quella, non meno odiosa, dell’intolleranza religiosa. Viene da pensare addirittura che questa serva da paravento all’altra, che le stesse religioni altro non siano che forme ritualizzate di odio razziale. Lo scudo della religione, forgiato da una divinità, permette ogni sorta di nefandezze, ogni non meno di ieri, come le guerre tra monoteismi ‘rivelati’ dimostrano.

Il no nei loro confronti non riguarda le differenze di contenuto, differenze trascurabili per una mente non prevenuta, comunque armonizzabili se non nascondono interessi di tutt’altra natura, economica per esempio o politica. Ad essere emarginate sono soprattutto le minoranze povere. Non sono rari però anche i casi in cui a dominare sono le minoranze occupanti, grazie al potere delle armi o del denaro ricavato dalle ricchezze degli stessi occupati. No quindi al colonialismo in tutte le sue forme compresa la conversione religiosa, compresi gli ‘aiuti ai paesi in via di sviluppo’, concessi in cambio di diritti di sfruttamento – minerario, agricolo, turistico. Un aiuto che sia tale non conta su un vantaggio diretto, ma contribuisce a una riequilibrazione generale di cui beneficerà anche chi lo concede. È idealismo questo, è utopia? Non credo. Ci vedo invece una forma affidabile di realismo.

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