lunedì 6 settembre 2010

Arterie



Facciamo un piccolo alto nella sequenza dei diciannove postini del "no" .... ma stanno capitando degli eventi che meritano riflessione.

Si è svolta in questi giorni (2-5 settembre) qui a Cantalupo l’annuale manifestazione di Arterie, una vera e propria rassegna di gruppi culturali, sia di base che a vario titolo professionali, provenienti da molte regioni italiane, i quali hanno attirato nel piccolo paese sabino centinaia , forse migliaia tra partecipanti e spettatori. L’offerta, tutta a titolo gratuito, è stata assai più ricca che nelle precedenti edizioni e spaziava dalle più diverse forme di teatro – sia per adulti che per bambini – alla musica ( etnica, popolare, jazz, elettronica….), alla danza, alla lettura poetica, alle arti figurative. Nuova, rispetto agli altri anni, è stata la presenza di laboratori – sempre per adulti e per ragazzi di scuola – dedicati a varie attività manuali e di fantasia , tra cui, particolarmente interessanti, momenti di documentazione e riflessione interna, confluenti in un reportage filmico proiettato a chiusura del festival.

Leggere di più ...Personalmente le mie condizioni di scarsa mobilità mi hanno impedito di partecipare, anche da semplice spettatore, all’evento, di cui peraltro sono stato direttamente informato già durante il suo svolgimento. Degno di massima lode ritengo il piccolo staff organizzatore di Arterie, tra cui vorrei nominare in particolare i fratelli Eva e Riccardo Serena per l’ inventiva messa in atto nella complessa strutturazione dell’evento e nel puntuale controllo del suo svolgersi. Accanto ai due protagonisti va ricordato l’appoggio fornito da Centro Metaculturale, dal suo presidente Angelo Bernardini e da singoli operatori, nonché l’attenzione con cui il Comune di Cantalupo, il suo Sindaco e i suoi Assessori hanno facilitato il lavoro degli organizzatori.

Per concludere, qualche considerazione da parte di chi non è nuovo a tali iniziative. Non entro nei particolari non avendoli osservati io stesso, penso però che la presenza quasi simultanea di molti microeventi non abbia favorito il giusto apprezzamento di quelli più meritevoli. Lungi da me un discorso di élite, ma nel momento in cui la “base” viene coinvolta in una operazione culturale esterna ai normali canali commerciali, credo che il controllo di qualità divenga, non tanto esteticamente quanto “politicamente”, “formativamente” essenziale. Senza pregiudizio per la quantità, mi sembra sia giunto il momento che la qualità si unisca ad essa. Ma se il numero definisce la quantità, cosa definisce la qualità?

Nessun commento: