lunedì 31 ottobre 2011

Lettera di una limaccia a un’altra limaccia

[233]
Sposo mio, sposa mia amatissima,
non so come chiamarti
o chiamare me stessa,
se sposo o sposa.
Tutti distinguono maschi e femmine.
Noi no. Forse perché
non c’intendiamo di sesso?
Chi? noi, i campioni?
Tu, la mia femmina, io il tuo maschio,
tu, il mio maschio, io, la tua femmina.
Sposo alla sposa che è sposo alla sposa,
sposa allo sposo che è sposa allo sposo.
Unione reciproca, incrociata, perfetta.
Unio mystica.
Coincidentia oppositorum,
amore teologalis.

“E in nome di questo amore,
lumacone mio,
lumacona mia,
prenditi questa coltellata nella pancia.”
“Se è questo che vuoi,
lumacona mia,
lumacone mio,
sempre in nome del nostro amore,
eccoti la coltellata di ritorno”.
Così dicemmo allora,
oggi ci dividono
molti metri di scia,
e a noi non resta
che intonare insieme
Plaisir d’amour
ne dure qu’un moment
…”
(da Lettere di famiglia, 2005)

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