lunedì 3 ottobre 2011

Ancora della Roma scomparsa


Scorcio di Villa Ludovisi, Walter Crane (1875)
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Che cosa ci colpisce di più in una città scomparsa? Certo non le parti che non lo sono. Nel caso di Roma, per esempio, non le chiese e non il Campidoglio o i grandi palazzi nobiliari del cinque-seicento (benché anche questi ci appaiano diversi per il diverso contesto urbano); ma neppure il Foro romano per la sua immobilità millenaria. Ci colpiscono invece le singole mancanze di oggetti che ricordiamo esserci stati come anche la presenza di oggetti non più rintracciabili. Fondamentale è sempre il confronto con il presente. Quando questo per qualche ragione non si istituisce –o perché il tempo trascorso eccede il nostro ricordo, o perché il mutato contesto non lo sollecita– cala la componente emotiva e subentra una ricostruzione solo razionale. Così non posso rimpiangere la splendida Villa Ludovisi, che ho conosciuto solo in immagine, ma potrei oppormi, per analogia, a chi volesse distruggere Villa Doria per speculazione edilizia.

In poche parole, il confronto con il passato può convincerci di quanto sia migliore, più vivibile il presente. Allo stesso tempo dovrebbe servire a farci consapevoli del prezzo pagato per questa migliore vivibilità. E il prezzo, c’è da sospettare che stia diventando troppo alto.

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