[Dialogante 2] Il Feldenkrais, checché ne pensi il suo
autore, nasce forse come strumento di automiglioramento, ma rapidamente mostra
valenze più ambiziose, come appare evidente dal lavoro di Valentina e dalle
reazioni del paziente. Come tale conosco solo me stesso, non posso quindi che
parlarti delle reazioni mie.
[Dialogante 1] Non è molto
come documentazione, ma Valentina avrà certo modo di arricchirla.
[Dialogante 2] Anzitutto le
condizioni di partenza. Negli ultimi quattro anni, dopo gli ottanta, ho subito
un vero e proprio tracollo fisico con un vistoso indebolimento dell’udito, della
vista, delle gambe e della memoria, specie a breve termine. Ho ho dovuto quindi
cessare molte delle attività che pensavo mi fossero ormai connaturate.
[Dialogante 1] Alcune le
avevi già abbandonate, come la composizione musicale, la raccolta dei coleotteri,
la pratica del tedesco.
[Dialogante 2] Per fortuna
non si sono indebolite le facoltà ragionative, almeno credo, così che ho potuto
continuare a scrivere, cosa che tutt’ora faccio quotidianamente.
[Dialogante 1] A un certo
punto ha chiesto aiuto alla medicina…
[Dialogante 2] … ora la
fisioterapia. Questa mi ha certo giovato, tant’è che ho continuato a
frequentare, parallelamente al lavoro con Valentina, un istituto fisioterapico
di grande serietà.
[Dialogante 1] Ma poi l’hai
abbandonato…
[Dialogante 2] … solo dopo
l’esaurimento del ciclo riabilitativo.
[Dialogante 1] Ma hai
mantenuto il Feldenkrais…
[Dialogante 2] … perché più
consono al mio modo di intendere il rapporto corpo-mente.
[Dialogante 1] Spiegati.
[Dialogante 2] A dire la
verità non avevo mai riflettuto seriamente su questa interrelazione…
[Dialogante 1] … che, a
quanto ne so, è centrale nel Feldenkrais.
[Dialogante 2] Ti ho già
raccontato del mio primo contatto con questo metodo e con Valentina, come nel
giro di poco più di un’ora, ho ‘scoperto’ di avere un corpo e che questo corpo
era in permanente contatto con la mente.
[Dialogante 1] Ricordo che
hai detto di più…
[Dialogante 2] Sì, che mi
sembrava di ‘pensare con il corpo’, che le funzioni cerebrali fossero esercitate
già dal corpo sia per ciò che avvertiva sia per le risposte che dava.
[Dialogante 1] A quanto
pare le manipolazioni di Valentina non miravano al rafforzamento dei muscoli,
alla riattivazione del circolo sanguigno, o meglio non primariamente a questo,
ma soprattutto a sollecitare le risposte del corpo a determinati stimoli, in
altre parole a richiamarlo a una partecipazione consapevole al processo.
[Dialogante 2] Ecco il
punto: la partecipazione consapevole, non meccanica, al processo richiedeva un
cervello al tempo stesso ricettivo e propositivo. Più di un intervento
riabilitativo, un richiamo all’autoriabilitazione, come hai detto te.
[Dialogante 1] E da questo
richiamo comunque un maggiore interesse per il corpo nelle sue funzioni, vorrei
dire un maggior rispetto per la corporeità…
[Dialogante 2] … come
avevano i Greci, a giudicare dalla statuaria e dalla poesia celebrativa dei
giochi olimpici, …
[Dialogante 1] … ma anche
il nostro Rinascimento e il Barocco con la loro predilezione per il nudo e le
forme corporee.
[Dialogante 2] Forse è
stato il Protestantesimo a dare il via alla ‘spiritualizzazione’ del bello e
alla interiorizzazione del suo sentimento.
[Dialogante 1] La cosa qui
non ci riguarda; ci riguardano invece le conseguenze formative del Feldenkrais.
[Dialogante 2] Io ho
ricevuto l’illuminazione sulla soglia degli ottantaquattro, altri probabilmente
non la riceveranno mai. Credo che sarebbe bene che il Feldenkrais entrasse a far parte dei normali processi educativi…
[Dialogante 1] … e non
tanto per rivalorizzare il corpo quanto per armonizzare la formazione del corpo
con quella della mente.
[Dialogante 2] Un po’ meno
di calcio e parecchio meno di competitività (il Feldenkrais non la contempla), ma anche molto maggiore fiducia e
nel corpo e nella mente.