mercoledì 28 aprile 2010

Che cosa sono le metaparole



Riflettere sulle parole, pensarle al di là del loro significato culturalmente consolidato, tutti possiamo farlo!

lunedì 26 aprile 2010

L'esperimento delle due fessure




"Forse mai nella storia dell’umanità i magazzini della cultura sono stati cosí stracolmi come oggi. Un esempio: la divulgazione scientifica sta vivendo una stagione felicissima quanto a numero e qualità di opere prodotte. "

Boris Porena, "Un possibile paradigma per la sopravvivenza: La relazione d'aiuto ovvero La composizione simmetrica delle diseguaglianze" (2010), 11.6

Quali modelli?

domenica 25 aprile 2010

Dopo che si sarà estinto l'uomo 2




E' possibile un essere non pensato?

sabato 24 aprile 2010

Dopo che si sarà estinto l'uomo



Il passaggio dell'uomo su questo pianeta segna l'unica occasione dell'esprimersi di un 'pensiero'? Dopo la scomparsa del genere umano, ci saranno altri esseri pensanti?

Fasmi sognà, fasmi morì ...


Ecco il Phobaeticus chani, l'appena scoperta specie di fasmidi (Phasmatodea) che raggiunge la bellezza di 56 cms ...

Direttamente da Borneo!


giovedì 22 aprile 2010

Postini - La Relazione d'aiuto (4)



Oltre la prospettiva della Relazione d'aiuto strettamente intesa nell'ambito dei rapporti interpersonali...

mercoledì 21 aprile 2010

Questo di buono ...

"[...] Le ideologie hanno questo di buono: che non vanno pensate fino in fondo se vogliono conservare un barlume di senso [...]"

Boris Porena, Un possibile paradigma di sopravvivenza: La relazione d'aiuto ovvero La composizione simmetrica delle diseguaglianze, 3.13, pag. 255.

martedì 20 aprile 2010

Postini - La Relazione d'aiuto (3)



La Relazione d'aiuto viene ripensata da Boris come modello di socialità da sostituire a quello della crescita infinita.
Molto distante da concetti ad essa sin troppo facilmente associabili di 'Carità' e 'Beneficienza', non indebita l'aiutato. Meditate e commentate!

lunedì 19 aprile 2010

Postini - La Relazione d'aiuto (2)



La Relazione d'aiuto ha "due punte" e giova in egual misura sia a chi dà l'aiuto che a chi lo riceve...
Consensi?
Dissensi?
Parlateci della vostra opinione in merito, anche e soprattutto a partire dalle vostre esperienze!

domenica 18 aprile 2010

Postini - La relazione di aiuto (1)



Idee, opinioni, commenti su un lungo progetto di titolo?

venerdì 16 aprile 2010

Pochissime pratoline



[1] Pochi fiori. Pochi insetti.
Cogliamo quotidianamente intorno a noi altri piccolissimi segni di questo genere di cambiamenti?

mercoledì 14 aprile 2010

From Australia with love

Ecco ... c'erano già due giorni che vi nutrivamo lo spirito con echidne e tilacini ... mo' the real thing!

Godetevela! Arriva la bella stagione!

L'ultimo tilacino



Da più di settant’anni nessuno l’ha più visto e molto probabilmente è estinto. Ogni tanto tuttavia c’è qualcuno che dichiara di averlo intravisto, ombra fuggevole tra l’erba alta, o di averne udito lo strano, sinistro grido. Di recente è stata trovata un’orma che per confronto con una vecchia orma accertata di tilacino ne ha stabilito l’autenticità anche se non si può escludere del tutto una contraffazione.

Il tilacino o “lupo” o “tigre di Tasmania” è un marsupiale che deve i suoi nomi volgari all’aspetto complessivo di canide e alle striature trasversali che ne occupano la metà posteriore del dorso. Sembra fosse oltremodo feroce, come il suo conterraneo Diavolo di Tasmania, invero assai più piccolo.

Ecco quindi la nostra “tigre di Tasmania”, ed ecco anche il suo sterminatore che oggi lo rimpiange. A proposito di loro si narra la seguente storia o parabola.

Leggere di più ...
È ancora dentro il marsupio, saldamente attaccato un capezzolo della madre, ma già si è affacciata alla sua mente il presentimento di essere l’ultimo, l’ultimo di una specie che con lui si sarebbe estinta. A dire il vero era molto tempo –qualche secolo almeno– che questa specie era a rischio a causa del suo isolamento geografico che condivideva tuttavia con altre specie che non sembrava avessero questo problema. Ma della sopravvivenza lui non si preoccupava granché, data la relativa facilità con cui aveva ragione delle sue prede. Era infatti un carnivoro con fama di essere feroce, mentre non era che un animale in cerca di cibo, come tutti. Che ci poteva fare se erba e foglie non erano di suo gusto. Non è che gli piacesse andare in giro sgozzando i suoi simili, ma nel suo territorio erano quasi tutti marsupiali come lui. C’era in verità il dingo, un canide, anzi un vero cane, ma quello era meglio lasciarlo in pace, non tanto perché fosse più forte ma perché era un animale da branco e si sa che più cervelli pensano meglio di uno solo mentre lui, il tilacino, era piuttosto solitario e neppure particolarmente intelligente. Questa era comunque una diceria, diffusa soprattutto tra quelli –ed erano la maggioranza– che non avessero mai visto un tilacino. Preso singolarmente, quest’ultimo era certo più robusto di un dingo e in grado di stritolargli la testa con un morso, ma poco poteva contro un branco provvisto di una ben collaudata strategia di attacco. Comunque dinghi e tilacini evitavano di tagliarsi la strada. E poi i tilacini si stavano estinguendo. E il nostro come faceva a saperlo? Dal fatto che da generazioni era sempre più raro che si incontrassero. Già suo nonno si lamentava che gli era sempre più difficile trovare una femmina con cui accoppiarsi. Sembra che tutto fosse cominciato con l’arrivo, non si sa da dove, di un grosso animale, bipede come i canguri, che però non saltava (o almeno lo facevano, e malamente, solo quelli di piccola taglia). Un animale, lui sì ferocissimo, che ammazzava per il solo gusto di ammazzare e doveva anche essere molto stupido perché non riusciva a farlo senza l’aiuto di uno strano oggetto che faceva molto rumore e faceva scappare tutti gli animali intorno fuorché uno, che restava morto sul terreno. Questo orribile animale aveva preso di mira in particolare i tilacini quasi volesse sterminarli, e ci stava riuscendo. E, dopo i tilacini, a chi sarebbe toccato?

Certo agli altri marsupiali. Oggi però si sapeva che esistevano animali senza marsupio o con marsupio interno, non visibile dal di fuori. Forse anche lo sterminatore era di quel tipo, e i dingo erano i suoi servi e lo aiutavano nel suo macabro lavoro. E il tilacino come si sentiva sapendo che è in atto una congiura che avrebbe portato in breve tempo all’estinzione della sua specie?

Non era come sapere di dover morire. Questa era una cosa “naturale”, che si sapeva fin dalla nascita e nessun animale ci faceva più caso. Ma morire tutti gli appartenenti alla specie, e per giunta ad opera di un’altra specie ... una follia, una catastrofe a cui non si era preparati!

Ma era proprio così? Eppure ogni tanto si scoprivano nel terreno ossa di tilacini giganti che dovevano essere estinti da un bel pezzo, perché nessuno ne aveva mai visto uno. E non si trovavano solo ossa di tilacini, ma di molti altri animali, anche questi istinti. Chissà, forse anche l’estinzione è un fatto normale, come una morte di secondo livello, come se si estinguessero tutti i marsupiali, poi anche i monotremi, come l’echidna e l’ornitorinco, che già si incontravano di rado. E magari anche gli uccelli, i serpenti e coccodrilli e tutti quegli animaletti che capita di mangiare senza accorgercene. E se di quest’estinzione di massa fosse responsabile proprio quell’orribile animale col suo dingo e il bastone tonante? Forse anche lui sta presentendo la propria estinzione, impotente a evitarla, come tutti ...

Se provasse almeno a rinviarla ...

Boris Porena, 2010

domenica 11 aprile 2010

Postini 'climatico' - parte seconda



[6] "E voi, siete intelligenti tutti i giorni nello stesso modo?"

venerdì 9 aprile 2010

Parla un'echidna



Dicono che assomiglio a un riccio, o un istrice, per via delle spine, (che poi non sono altro che pelli induriti) ma quanto a dimensioni non ci siamo proprio, a prescindere da tutto il resto, becco, cloaca, uova ecc. non c’è dubbio, però, che una certa somiglianza c’è, forse più quel riccio e coll’istrice ... Ma perché sono io che dovrei somigliare a loro e non, viceversa, loro somigliare a me? E non è la stessa cosa? –domanderà qualcuno– ci somigliamo basta. Certo, la si può vedere anche così, ma ci sono questione di priorità da rispettare ... Noi siamo monotremi, quelli sono placentati, che è come dire gli ultimi arrivati ... è pur vero che quelli che c’erano classificato e dato un nome lo hanno fatto di recente perché prima non ci conoscevano, come non conoscevano neppure la nostra terra ... E, prima ancora, non c’era nessuno che ce conoscesse? Ovviamente qualcuno c’era, ma non aveva ancora ‘fatto storia’ ... Qualche graffito, qualche pittura rupestre ... poi, i nostri e scheletri fossili, senza nessuno che li studiasse ... Leggere di più ...


Eh già, perché le cose esistono solo se se ne parla ... almeno così credono quelli che hanno inventato la parola. Ma noi –e in questo anche i placentati la pensano come noi monotremi– di essere esistiti da molto prima che qualcuno ci nominasse. Ma chi era esistito, se neppure se ne conosce il nome?

Comunque, non è di questo che volevo parlare e neppure le questioni di priorità su chi somiglia a chi; se è vero, come lo è, che i placentati hanno copiato molte delle forme già sperimentate con successo da noi monotremi e dai marsupiali, nostri immediati successori, è chiaro a chi va la qualifica di priorità. C’è però da domandarsi se questa qualifica è da valutarsi positivamente o negativamente. Si potrebbe sostenere la venerabilità di chi è venuto prima e ha accumulato maggiori esperienze di vita ... Ma, se questo può valere per il singolo individuo, non di certo per la vita nel suo insieme, che anzi accumula il suo passato nel genoma dei viventi, per cui, paradossalmente, l’ultimo venuto e più vecchio ma anche il più progredito, e noi monotremi, proprio per essere venuti prima, abbiamo conservato i caratteri arcaici della nostra infanzia. La questione risulta ancora più ingarbugliata se si considera il fatto che gli organismi viventi danno il meglio di sé da giovani, quando la senescenza non è ancora intaccato l’ ‘inventiva biologica’, se così si può dire. Ma noi monotremi, la nostra inventiva biologica l’abbiamo conservata nel luogo da cui siamo nati e nella cloaca che condividiamo con i nostri coetanei uccelli? Forse tutta l’evoluzione biologica andrebbe reinterpretata fuori dall’idea di progresso: i placentati odierni, se anche hanno sostituito quasi del tutto noi monotremi, non per questo sono da considerare più ‘progrediti’. Probabilmente Eravamo altrettanto bene adattati al nostro ambiente quanto i placentati all’attuale o i trilobiti a quello di centinaia di milioni di anni fa.

[Come lo so? Non lo so, ma me li immagino avendone sgranocciato involontariamente alcuni esemplari fossili.]

C’è ancora un’altra questione che mi dà molto da riflettere e per la quale non riesco a trovare una risposta plausibile. Non che agli altri problemi che ci pone il tempo si sia finora trovata soluzione definitiva e forse neppure provvisoria, ma questo, strettamente imparentato con quello, cui già ho accennato, della priorità, ci riguarda un po’ tutti in quanto esseri viventi immersi in un ambiente che in qualche modo agisce su di noi non solo producendo l’enorme varietà di forme che ci distinguono, ma ogni tanto anche ripetendosi o fingendo di farlo, quasi contraddicendo la propria ‘inventiva’.

Noi echidne ne siamo un esempio. Anche mettendo da parte le questioni della priorità, di chi è arrivato prima a certe soluzioni, resta il fatto che alcune soluzioni che sembrerebbero alquanto improbabili –come il ricoprirsi di spine– sono state trovate indipendentemente molte volte rendendo somiglianti specie che non hanno nessun rapporto di parentela. E se –sempre restando nello stesso esempio– le spine fossero effettivamente la miglior difesa per animali di taglia piccola o media, anche conigli, che pure sono così comuni dalle nostre parti, non se ne sono appropriati?

Forse perché avevano un’altra arma, la prolificità, a fronte della quale noi, con le nostre due uova per volta non potevamo certo competere. Ce hanno provvisto, molto dopo di noi, i marsupiali, con il peramele che, guarda caso, è stato imitato proprio da lepri e conigli tra i placentati, ma le spine si sono dimostrate molto più efficaci, soprattutto quando c’erano ancora i tilacini, ghiotti di paramele come anche di noi monotremi.

Oggi ci stiamo rapidamente estinguendo, sia i cugini ornitorinchi, sia noi echidne, ridotti ormai a due o tre specie. Ma anche marsupiali non se la passano troppo bene da quando hanno dovuto vedersela coi placentati. Almeno questi ultimi godono di ottima salute ... No, da qualche tempo anche quelli hanno i loro problemi. Sembra che proprio uno dei placentati, e neppure particolarmente ben riuscito, gli stia eliminando come quelli hanno fatto con noi, anzi sta eliminando un po’ alla volta tutti gli altri animali, salvo quelli di cui si nutre e che per questo alleva con cura. Forse, così facendo, spera che nessuno elimini lui. Nessuno?

E se, nella foga di eliminare gli altri, non si accorgesse di eliminare anche se stesso?

Boris Porena, 2010

giovedì 8 aprile 2010

Postini 'climatico' - parte prima



[5] Tre possibilità tre. Quale nasconde la pallina?

martedì 6 aprile 2010

Mi diverto a scrivere le cose che penso



[4] Pensare e scrivere, leggere e farsi domande... Interagiamo attivamente con Boris!

venerdì 2 aprile 2010

La fiducia nell'umanità


[7] Ecco di nuovo un postini, con un pensiero di andata e ritorno.

Buon ritorno!