lunedì 30 novembre 2009

Un appello per la sopravvivenza:

Domattina sorgerà il sole? Chi lo sa? Speriamo bene!

domenica 22 novembre 2009

Incontro ad Arthè


Vi ricordiamo l'appuntamento del 29 novembre presso Arthè, a Poggio Mirteto Vecchia. Boris Porena guiderà un 'circuito autogenerativo' sul tema "Di chi è il nostro pensiero".

"Ci interessa la vostra opinione. Natulamente vi dirò anche la mia..."
B.P.

lunedì 16 novembre 2009

Piano B: non finire in carcere

Ecco la puntata di Passaparola di Marco Travaglio del 9 Novembre pubblicata sul sito di Beppe Grillo. Per chi volesse saperne di più riguardo l'attuale situazione della giustizia in Italia e sulle probabili 'riforme'. Clicca il video!



Travaglio ci spiega in maniera chiara ed efficace alcuni termini che spesso sentiamo in giro in questi giorni.

sabato 7 novembre 2009

kebelapoessiakazzo!

no

Abbiamo avuto pochi giorni fa una gratissima sorpresa: la nostra amica Antonella Gargano ha avuto la gentilezza di produrre una trascrizione dell'intervento di Boris Porena, pronunciato poco più di un anno fa, nel convegno romano sulla da lui ammiratissima poetessa tedesca Nelly Sachs. Grazie Antonella!

[Rigobaldo prende la parola: Prima di trascriverlo qui, mi permetto, come insignificante redattore del blog, di riferire un aneddotto: quando abbiamo riletto con Boris l'intervento, la sua attenzione si è soffermata sulla poesia della Sachs con la quale ha iniziato detto intervento (So rann ich aus dem Wort: ...). Dopodiché ci ha regalato ... il dotto commento col quale mi permetto di intitolare questo post.]

Godetevela.


Composizioni per Nelly Sachs

So rann ich aus dem Wort:

Ein Stück der Nacht
mit Armen ausgebreitet
nur eine Waage
Fluchten abzuwiegen
diese Sternenzeit
versenkt in Staub
mit den gesetzten Spuren.

Jetzt ist es spät.
Das Leichte geht aus mir
und auch das Schwere
die Schultern fahren schon
wie Wolken fort
Arme und Hände
ohne Traggebärde.

Tiefdunkel ist des Heimwehs Farbe immer

so nimmt die Nacht
mich wieder in Besitz
[1].

In questa lirica di Nelly Sachs, contenuta in Flucht und Verwandlung, è presente l’idea di un ‘grondare’, un ‘uscire dalla parola’ allo stato liquido. Leggere di più ...

È una parola impegnativa “das Wort”, anche perché densa di riferimenti sia religiosi o più ancora mistici. In Nelly Sachs l’elemento mistico è fondamentale, e qui la parola sembra quella evangelica del Vangelo di Giovanni. «Ein Stück der Nacht / mit Armen ausgebreitet»: penso che questo gesto visivo, sia quello verbale che quello delle braccia, abbia sollecitato la mia volontà di traduzione in un gesto musicale. Ne è nata quindi una linea ondulata, che in qualche maniera apre e chiude queste braccia – «nur eine Waage / Fluchten abzuwiegen» –, dove c’è l’idea della bilancia che immaginiamo statica, ma che rimanda anche ad un continuo movimento. E se si guarda infatti la linea melodica, appare caratterizzata da un salire e da uno scendere. «Nur eine Waage / Fluchten abzuwiegen / diese Sternenzeit / versenkt in Staub / mit den gesetzten Spuren», così scrive Nelly Sachs in questi versi di difficile interpretazione. Ma direi che non è tanto importante il significato delle parole, quanto il suono di esse, anche se spesso noi cerchiamo comunque di interpretare, leggendo la poesia come se leggessimo prosa. Ma la poesia non è un teorema. Quindi anche la traduzione musicale è largamente arbitraria, intuitiva in un senso elementare. E poi, nella poesia di Nelly Sachs, ci sono immagini ricorrenti che denotano leggerezza: «Das Leichte geht aus mir». C’è sempre questo senso della salita verso l’alto, nubi, fumo, gesto, qualcosa che tende sempre verso la dissipazione dell’atmosfera. Di qui viene una leggerezza, che si traduce in leggerezza della poesia. La poesia di Nelly Sachs è estremamente lieve, leggera, non poggia mai i piedi a terra, come invece quella di Paul Celan. In questo senso i due sono molto lontani l’una dall’altro, pur essendo vicini in termini di sensibilità, di argomenti, di senso tragico. Ma mentre il senso tragico di Celan si traduce sempre in una sorta di peso, di incubo tremendo che ti investe, la stessa tragicità in Nelly Sachs libera sé e te da questo peso. E sembra quasi impossibile per quel peso che potesse trasmutarsi in una lieve nuvola che rosata si perde all’orizzonte. Proprio qui sta la magia di Nelly Sachs e metterla in musica è stato piuttosto difficile. Si rimane al tentativo e alla buona volontà di trasformare in musica le parole.
In un’altra poesia, tratta anch’essa da Flucht und Verwandlung, c’è comunque in lei, poetessa ebrea, continuamente l’idea della salvazione, l’idea che qualcuno debba salvare qualcun altro:

Wie leicht
wird Erde sein
nur eine Wolke Abendliebe
wenn als Musik erlöst
der Stein in Landsflucht zieht

und Felsen die
als Alp gehockt
auf Menschenbrust
Schwermutgewichte
aus den Adern sprengen.

Wie leicht
wird Erde sein
nur eine Wolke Abendliebe
wenn schwarzgeheizte Rache
vom Todesengel magnetisch
angezogen
an seinem Schneerock
kalt und still verendet.

Wie leicht
wird Erde sein
nur eine Wolke Abendliebe
wenn Sternhaftes schwand
mit einem Rosenkuß
aus Nichts -
[2].

La terra è pesante per tutti, soprattutto quella che un giorno ci ricoprirà. Ma in Nelly Sachs il peso si libra verso l’alto. Ed è forse proprio l’immagine di questa leggerezza che mi ha attratto e che ha determinato anche la scelta dello strumentale, il violino e il mandolino. Raramente ho scelto nelle mie composizioni l’utilizzo di strumenti a pizzico, che non amo particolarmente. Ma qui il suono che muore sul nascere e scompare mi sembrava adatto per questo tipo di poesia. C’è poi la ripetizione – tre volte si ripete «Wie leicht wird Erde sein» – che è tra gli elementi che attirano chi voglia in qualche modo creare un connubio tra parola e suono. C’è il suono della parola che qui, «Wie leicht wird Erde sein», si presenta – io almeno l’ho letto così –con questo gesto discendente. «Wie leicht wird Erde sein / nur eine Wolke Abendliebe»: sono immagini ‘facili’, immediate, che significano nient’altro che quello che dicono. Inutile andare a cercare metafore, sono immagini: «eine Wolke», ad esempio, non è una metafora, è un’immagine di una poetessa visionaria.
In Nelly Sachs anche le pietre enormi, le rocce – «und Felsen die / als Alp gehockt / auf Menschenbrust» – si dissolvono: «der Stein in Landsflucht zieht». In Celan il peso ce lo porteremmo appresso fino alla fine, ci schiaccerebbe, in lei anche questo si risolve. C’è poi un’immagine abbastanza dura, la «schwarzgeheizte Rache», una vendetta resa nera dal calore, che viene attirata magneticamente dall’angelo della morte. Siamo già in una fase di risoluzione di questo peso, ma è ancora pur sempre l’angelo della morte che conduce. Ed è singolare come quest’angelo della morte abbia un vestito bianco, di neve e non nero, un colore la cui scelta in questo contesto determina liberazione, è atto salvifico anziché gesto di annientamento. «Kalt und still verendet»: il peso, quel peso tremendo, si è dissolto.
Nell’ultima strofa la traduttrice ha trovato un ritmo molto dolce, molto italiano per questa bellissima immagine cosmica di qualcosa di stellare, di un bacio di rosa fatto di nulla:

Come lieve
sarà la terra
solo una nube d’amore a sera
quando scomparve qualcosa di stellare
con un bacio di rosa
fatto di nulla ... [3]

Qui tutto termina non nella leggerezza, ma addirittura nel nulla, che poi è un nulla che ha evidenti riferimenti con il mondo della mistica. Questa idea della sparizione è ricorrente in mistici come Meister Eckhart, è uno dei cardini del pensiero mistico che la Sachs riprende, ma con leggerezza. Non c’è mai in lei la citazione dotta; per questo, dal punto di vista letterario, Nelly Sachs non è una ‘letterata’, è qualcosa di diverso, che vive appunto di questa leggerezza.
Ma ritorniamo al tema musicale. Come sceglie un musicista il suo testo? Certo l’argomento della lirica di Nelly Sachs –quel ‘peso’– ha la sua importanza, ma soprattutto interessante è il modo in cui la poetessa distrugge, vanifica questo peso. E questa è un’operazione abbastanza singolare e interessante. Nella scelta di un testo ci può essere il caso, ci può interessare l’argomento, o ci può interessare la figura del poeta. Per quanto mi riguarda la maggior parte delle cose che ho musicato sono di Goethe, che per me è un punto di riferimento. Dunque c’è la persona di un poeta, e c’è la poesia stessa, soprattutto come la poesia è detta, non tanto quello che dice, ma come viene detto. È l’accostamento delle parole che conta: la poesia ha questo in più rispetto alla prosa. Anche se è vero che c’è una prosa dove viene fatta una scelta attentissima delle parole, dove l’accostamento arriva a fare scintille fra le parole (basta pensare a Thomas Mann, a Kafka, o a tutti gli autori di un certo rispetto), ma nella poesia c’è sempre qualcosa di più, c’è il ritmo, c’è in molti casi addirittura la rima, che oggi è svalutata, ma che è uno degli elementi importanti del pensiero poetico, proprio perchè attraverso il suono si realizzano associazioni sonore che altrimenti non potrebbero essere fatte. Viene in mente internet, che attraverso un link consente di girare tutto il mondo: anche il poeta fa così attraverso associazioni sonore, ritmiche, di argomento, di forma. Si pensi a quella ripetizione «Wie leicht wird Erde sein» che, musicalmente, è impressionante, è la forma della poesia che induce la connessione, che è la congiungente tra i due mezzi espressivi. E poi c’è il “Klang”, la musicalità, la bellezza della lingua che contempla in un certo senso se stessa.
Mi auguro di essere riuscito a rendere l’idea di cosa spinge un musicista a mettere in musica le parole di una lirica. In questo senso Schubert è l’esempio inarrivabile, che si identifica con tutta la complessità della poesia. Non è solo l’argomento, non è solo la forma di una poesia che si ritrova nei suoi Lieder, è un insieme di tutte queste cose. Schubert riesce a far scattare la scintilla anche là dove uno degli elementi non è niente di eccezionale. Molte delle poesie messe in musica da Schubert sono oggettivamente mediocri, ma non sono più mediocri nel momento in cui c’è Schubert. Se, ad esempio, si leggesse la Winterreise di Wilhelm Müller, senza pensare alla musica, sarebbe ancora la Winterreise? Io sono un grandissimo estimatore di Müller, ma posso essere sicuro che avrei lo stesso entusiasmo che ho per i versi di Müller se non ci fosse dietro la musica di Schubert.
Qualche anno fa, nel 2003, ho scritto una poesia dedicata a Nelly Sachs, nella quale alcuni termini sono una mia ‘invenzione’, come nel caso di «Läufte», che non si trova nel vocabolario, ma che ho costruito sulla base di una associazione con l’esistente «Zeitläufte». E con questa lettura, nella versione tedesca e poi nella versione italiana, vorrei concludere il mio intervento:

An Nelly

Schwerelos schwebt dein Wort
über unsagbarer Trauer,
kindlich greises Judenhaupt.

Es breiten sich aus deine Arme
– Erlösergebärde –
falbes Licht umfassend
ferner Galaxien.

Immer noch unerlöst
gleiten wir
in beschleunigten Läuften
unaufhörlich
nichtswärts.



A Nelly

Senza peso la tua parola si libra
sopra indicibile lutto,
grigio capo di bambina ebrea.

Si aprono le tue braccia
–gesto di redenzione–
ad accogliere falba luce
di lontane galassie.

Non ancora redenti
scivoliamo
in corse accelerate
senza posa
verso il nulla.



(1) N. SACHS, Fahrt ins Staublose. Die Gedichte der Nelly Sachs, Suhrkamp Verlag, Frankfurt a. Main 1961, p. 327 («Grondai così dalla parola: // un frammento di notte / a braccia spalancate / una bilancia solo / per soppesare fughe / in questo tempo stellare / calata nella polvere / impressa d’orme. // È tardi ormai. / Ciò che è lieve mi lascia / e ciò che è greve / già vanno via le spalle / come nubi / braccia e mani / libere nel gesto» [N. SACHS, Poesie, a cura di I. Porena, Einaudi, Torino 2006, p. 75]).
(2) N. SACHS, Fahrt ins Staublose. Die Gedichte der Nelly Sachs, cit. pp. 256-257. («Come lieve / sarà la terra / solo una nube d’amore a sera / quando dissolta in musica / trasmigrerà la pietra // e rocce, / incubi ammucchiati / sul cuore dell’uomo, / pesi di tristezza, / sprizzeranno dalle vene. // Come lieve / sarà la terra / solo una nube d’amore a sera / quando la nero accesa vendetta / magnetizzata /dall’angelo sterminatore / morrà fredda e muta / sulla sua gelida veste. // Come lieve / sarà la terra / solo una nube d’amore a sera / quando scomparve qualcosa di stellare / con un bacio di rosa / fatto di nulla…» [N. SACHS, Poesie, cit., p. 67]).
(3) N. SACHS, Poesie, cit., p. 67.

martedì 3 novembre 2009

L'onda

Animaletto bello di bronzo, dicci cos'è "l'onda".