[Dialogante
1] Anche se le tratte materiali non sono una prova di intenzioni pacifiche, quelle
simboliche vale la pena di costruirle tra culture, stili di pensiero, abitudini
diverse. Oltretutto si arricchiscono così i quadri mentali di ambo le parti.
[Dialogante
2] Nessuno ci perde, ognuno ci guadagna,
eppure è opinione diffusa che il contatto con la diversità offuschi l’immagine
della propria identità…
[Dialogante
1] … che deve essere assai debole se basta
il fugace contatto con l’altro da se per metterla in crisi.
[Dialogante
2] Secondo te, quindi, non è l’altro in
quanto tale ad attentare alla nostra stabilità, anzi è questa ad avere bisogno
di lui per rafforzare se stessa.
[Dialogante
1] Comunque non basta una tratta a
consolidare il terreno.
[Dialogante
2] Stiamo parlando di tratte simboliche, e
queste possono dimostrarsi assai più solide di quelli di cemento.
[Dialogante
1] Infatti un solo modello mentale basta per
produrre un numero qualsiasi di esempi reali.
[Dialogante
2] Vuoi dire che il mentale è
incomparabilmente più potente del reale?
[Dialogante
1] Come se il mentale non fosse altrettanto
reale, e forse più, del reale stesso!
[Dialogante
2] Per non parlare delle tratte simboliche (di cui invece stiamo parlando), la cui realtà
è in nostro potere estendere mentalmente a qualsiasi oggetto.
[Dialogante
1] Quel che voglio dire è che il concetto di
tratta può, se opportunamente
riflesso, farsi centrale del pensiero meta culturale, tanto quanto i concetti
affini di ‘convergenza’ e ‘trasferibilità’[1].
[Dialogante
2] Su questo punto tuttavia le riflessioni
sin qui condotte non sono sufficienti…
[Dialogante
1] … e conviene che ci torniamo ma con
maggiore attenzione[2].
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