mercoledì 16 aprile 2014

Tratta VIII.3 - Fugace contatto



[Dialogante 1]  Anche se le tratte materiali non sono una prova di intenzioni pacifiche, quelle simboliche vale la pena di costruirle tra culture, stili di pensiero, abitudini diverse. Oltretutto si arricchiscono così i quadri mentali di ambo le parti.
[Dialogante 2]  Nessuno ci perde, ognuno ci guadagna, eppure è opinione diffusa che il contatto con la diversità offuschi l’immagine della propria identità…
[Dialogante 1]  … che deve essere assai debole se basta il fugace contatto con l’altro da se per metterla in crisi.
[Dialogante 2]  Secondo te, quindi, non è l’altro in quanto tale ad attentare alla nostra stabilità, anzi è questa ad avere bisogno di lui per rafforzare se stessa.
[Dialogante 1]  Comunque non basta una tratta a consolidare il terreno.
[Dialogante 2]  Stiamo parlando di tratte simboliche, e queste possono dimostrarsi assai più solide di quelli di cemento.
[Dialogante 1]  Infatti un solo modello mentale basta per produrre un numero qualsiasi di esempi reali.
[Dialogante 2]  Vuoi dire che il mentale è incomparabilmente più potente del reale?
[Dialogante 1]  Come se il mentale non fosse altrettanto reale, e forse più, del reale stesso!
[Dialogante 2]  Per non parlare delle tratte simboliche (di cui  invece stiamo parlando), la cui realtà è in nostro potere estendere mentalmente a qualsiasi oggetto.
[Dialogante 1]  Quel che voglio dire è che il concetto di tratta può, se opportunamente riflesso, farsi centrale del pensiero meta culturale, tanto quanto i concetti affini di ‘convergenza’ e ‘trasferibilità’[1].
[Dialogante 2]  Su questo punto tuttavia le riflessioni sin qui condotte non sono sufficienti…
[Dialogante 1]  … e conviene che ci torniamo ma con maggiore attenzione[2].


[1]             Vedi [23] Convergenza e trasferibilità, di Rigoberto Van der Mispel, nelle Indagini metaculturali.
[2]             Vedi oltre.

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