[Dialogante 1] Credo che ci
siamo meritati il nostro spazio ricreativo, qui rappresentata dalle parentesi,
vere boccate di aria pura, libere di inquinamenti tecnologici e filosofici.
[Dialogante 2] Strano
accostamento, sotto la reggenza del sostantivo ‘inquinamento’, di due aggettivi
così estremi l’uno dall’altro come ‘tecnologico’ e ‘filosofico’.
[Dialogante 1] Buona
occasione per costruire uno forse ancora intentato.
[Dialogante 2] Cominciamo
col riflettere su che cosa potrebbero avere in comune ‘tecnologia’ e
‘filosofia’ in relazione a ‘inquinamento’.
[Dialogante 1] I primi due
termini designano due campi di attività che, pur nella loro diversità,
impegnano a fondo le nostre capacità analitiche e sintetiche.
[Dialogante 2] Nel loro
rapporto con ‘inquinamento’ mettono a dura prova il pensiero
critico-relativistico.
[Dialogante 1] Perché dici
questo?
[Dialogante 2] Perché in
genere né la tecnica né la filosofia vengono considerate da tale punto di vista
e, di primo acchitto, non troviamo un materiale adatto a costruire una tratta
di collegamento.
[Dialogante 1] E di
secondo?
[Dialogante 2] Si potrebbe
pensare a una funzione di consolidamento delle strutture parziali, poi di
quella d’insieme.
[Dialogante 1] Ma i
materiali non potrebbero che essere assai diversi, fisici gli uni, mentali gli
altri.
[Dialogante 2] E questi,
però, potrebbero avere delle analogie, anche metaforiche, al caso il materiale
della tratta.
[Dialogante 1] Toccherebbe
comunque avere un’elasticità e un disponibilità mentale che rendano
riconoscibili due oggetti alquanto diversi realizzati con analoghi connettivi
strutturali.
[Dialogante 2] E chi dovrebbe
sviluppare una tale modalità di pensiero?
[Dialogante 1] La scuola.
[Dialogante 2] E la scuola
dovrebbe interessarsi anche dell’aspetto critico, relativizzante.
[Dialogante 1] Da come la
si conosce, la scuola non lo farà mai.
[Dialogante 2] Perché?
[Dialogante 1] Per paura
della destabilizzazione, cosa da cui la scuola aborre più che da ogni altra.
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