mercoledì 2 aprile 2014

Tratta VI.4 – … crollano più facilmente



[Dialogante 1]            Le tratte non esistono, anzi nulla esiste, se per ‘esistere’ intendiamo una condizione permanente e verificabile in ogni momento. Le tratte vengono costruite secondo necessità: quelle fisiche quando si tratta di collegare due porzioni di spazio in qualche modo separate, quelle mentali quando si tratta di collegare due concetti o sistemi concettuali che per qualche ragione vogliamo riunire o confrontare.
E fin qui tutto bene. Ma ecco che interviene un meccanismo di fissazione, forse più potente nel secondo caso che nel primo (le tratte fisiche crollano più facilmente di quelle mentali), e tutto si Blocca per l’eternità. Naturalmente non è così, ma cui tendiamo a vivere come se lo fosse. Ci viene addirittura proibito dalla cultura pensare diversamente. Non starò qui a ricordare le conseguenze funeste di queste forti inamovibilità.
[Dialogante 2]            Sono le posizioni tante volte qui espresse e che io condivido. Mi domando però: poiché tutti non facciamo che costruzioni, soprattutto mentali, da un punto all’altro dei nostri UCL e da un UCL all’altro,
a)            i nostri UCL dovrebbero ormai essere del tutto cementificati e tutte le tratte essere congiunte,
b)            ogni ipotesi di cambiamento sarebbe vanificata dall’inamovibilità delle tratte.
c)            l’essere avrebbe invaso gli UCL e reso impossibile il divenire.
[Dialogante 1]            Per nostra fortuna, le tratte, come ogni cosa, sono costruite nel tempo e di conseguenza deperibili. E, se anche le ricostruiamo, non sarà mai sugli stessi punti, perché anche questi saranno introvabili.
[Dialogante 2]            È il solito discorso eracliteo sullo scorrere del tempo e la caducità delle cose.

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