[Dialogante 1] Le
tratte non esistono, anzi nulla
esiste, se per ‘esistere’ intendiamo una condizione permanente e verificabile
in ogni momento. Le tratte vengono
costruite secondo necessità: quelle fisiche quando si tratta di collegare due
porzioni di spazio in qualche modo separate, quelle mentali quando si tratta di
collegare due concetti o sistemi concettuali che per qualche ragione vogliamo
riunire o confrontare.
E fin qui
tutto bene. Ma ecco che interviene un meccanismo di fissazione, forse più
potente nel secondo caso che nel primo (le tratte
fisiche crollano più facilmente di
quelle mentali), e tutto si Blocca per l’eternità. Naturalmente non è così, ma
cui tendiamo a vivere come se lo fosse. Ci viene addirittura proibito dalla
cultura pensare diversamente. Non starò qui a ricordare le conseguenze funeste
di queste forti inamovibilità.
[Dialogante 2] Sono
le posizioni tante volte qui espresse e che io condivido. Mi domando però:
poiché tutti non facciamo che costruzioni,
soprattutto mentali, da un punto all’altro dei nostri UCL e da un UCL
all’altro,
a) i
nostri UCL dovrebbero ormai essere del tutto cementificati e tutte le tratte essere congiunte,
b) ogni
ipotesi di cambiamento sarebbe vanificata dall’inamovibilità delle tratte.
c) l’essere avrebbe invaso gli UCL e reso
impossibile il divenire.
[Dialogante 1] Per
nostra fortuna, le tratte, come ogni cosa, sono costruite nel tempo e di
conseguenza deperibili. E, se anche le ricostruiamo, non sarà mai sugli stessi
punti, perché anche questi saranno introvabili.
[Dialogante 2] È
il solito discorso eracliteo sullo scorrere del tempo e la caducità delle cose.
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