[Dialogante 1] Se le tratte
sia con oggetti reali che con metafore non sono davvero una novità, meno ovvia
e la loro generalizzazione, di fatto a integratori di tutte le diversità, di
tutte le separazioni. L’immagine che ci forniscono è essenzialmente olistica,
quasi parmenidea…
[Dialogante 2] … mentre le
nostre simpatie vanno piuttosto a Eraclito.
[Dialogante 1] Il problema
è presto risolto, basta costruire un ponte-metafora tra le due immagini, e il
gioco e fatto.
[Dialogante 2] Ricordo che
questa idea l’abbiamo avuta già in primo liceo, al primo contatto con la
filosofia.
[Dialogante 1] È un’idea
che probabilmente hanno molti ragazzi di quell’età, ma che poi
–aristotelicamente– si ripiega in accordo col pensiero comune, tertium non datur. Ma proprio perché non datur, bisogna inventarlo.
[Dialogante 2] E noi uomini
l’abbiamo inventato innumerevoli volte, in oriente, in occidente…
[Dialogante 1] … fino a
IMC, che si presenta proprio come un ponte che collega l’essere e il divenire.
Ora però sorge una domanda: IMC è veramente un tertium o è solo un’arbitraria commistione tra due oggetti mentali
inconciliabili?
[Dialogante 2] In altre
parole ti domandi se, punto per punto, ci troviamo a usare un concetto o (aut) l’altro.
[Dialogante 1] Un vero tertium si avrebbe se una stessa persona
usasse contemporaneamente le due
modalità…
[Dialogante 2] … o se fosse
indecidibile stabilire quale ha usato.
[Dialogante 1] Questa è la
soluzione (o scappatoia) recentemente inventata dai logici.
[Dialogante 2] Come
dicevamo e come recita Def 3 di
IMC, ‘data una qualsiasi proposizione è sempre possibile trovare o costruire un
UCL che la renda vera, e questo UCL è, nel nostro caso, appunto UMC.
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