martedì 8 aprile 2014

Tratta VII.3 – Tertium non datur



[Dialogante 1]  Se le tratte sia con oggetti reali che con metafore non sono davvero una novità, meno ovvia e la loro generalizzazione, di fatto a integratori di tutte le diversità, di tutte le separazioni. L’immagine che ci forniscono è essenzialmente olistica, quasi parmenidea…
[Dialogante 2]  … mentre le nostre simpatie vanno piuttosto a Eraclito.
[Dialogante 1]  Il problema è presto risolto, basta costruire un ponte-metafora tra le due immagini, e il gioco e fatto.
[Dialogante 2]  Ricordo che questa idea l’abbiamo avuta già in primo liceo, al primo contatto con la filosofia.
[Dialogante 1]  È un’idea che probabilmente hanno molti ragazzi di quell’età, ma che poi –aristotelicamente– si ripiega in accordo col pensiero comune, tertium non datur. Ma proprio perché non datur, bisogna inventarlo.
[Dialogante 2]  E noi uomini l’abbiamo inventato innumerevoli volte, in oriente, in occidente…
[Dialogante 1]  … fino a IMC, che si presenta proprio come un ponte che collega l’essere e il divenire. Ora però sorge una domanda: IMC è veramente un tertium o è solo un’arbitraria commistione tra due oggetti mentali inconciliabili?
[Dialogante 2]  In altre parole ti domandi se, punto per punto, ci troviamo a usare un concetto o (aut) l’altro.
[Dialogante 1]  Un vero tertium si avrebbe se una stessa persona usasse contemporaneamente le due modalità…
[Dialogante 2]  … o se fosse indecidibile stabilire quale ha usato.
[Dialogante 1]  Questa è la soluzione (o scappatoia) recentemente inventata dai logici.
[Dialogante 2]  Come dicevamo e come recita Def 3 di IMC, ‘data una qualsiasi proposizione è sempre possibile trovare o costruire un UCL che la renda vera, e questo UCL è, nel nostro caso, appunto UMC.

Nessun commento: