[Dialogante 2] Probabilmente
la volta scorsa siamo andati troppo in là nel contrapporre vita e pensiero.
Senza la vita non si dà il pensiero e senza questo non val la pena vivere,
almeno per noi uomini.
[Dialogante 1] Potrei anche
dirmi d’accordo, vorrei comunque farti osservare che anche chi tenta di relativizzare
concetti così inflazionati come quello di ‘libertà’ pensano, e talora più
liberamente degli altri.
[Dialogante 2] Effettivamente
l’eccesso d’uso consuma qualsiasi concetto, anche il più condiviso e
condivisibile, tanto che non vale più ad accendere la mente…
[Dialogante 1] … perché di
questo si tratta in definitiva: accendere la mente perché produca altro
pensiero…
[Dialogante 2] … produttivi
sta a oltranza, industriale della mente!
[Dialogante 1] Puoi anche
vederla così, come del resto si può parlare in certi casi di sovraproduzione di
idee che la società non riesce a utilizzare e che vanno perdute quando non
finiscono per intasare i canali cerebrali inibendo secondariamente il pensiero…
[Dialogante 2] … perché ciò
che conta non è tanto la quantità di pensiero prodotta quanto il movimento
necessario a produrlo.
[Dialogante 1] La vita
stessa non è che cambiamento, movimento perenne…
[Dialogante 2] … ed eccoci
di nuovo alla retorica…
[Dialogante 1] … e se la
retorica fosse un meccanismo di difesa contro gli eccessi produttivistici,
quasi un segnale di allarme, ecco, ora stai esagerando?
[Dialogante 2] Peccato
tuttavia che il più delle volte questi segnali non vengano colti e l’intero
meccanismo entra in tilt per feed-back positivo.
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