lunedì 28 aprile 2014

Tratta IX.3 – Asimmetria politica



[Dialogante 1]  Sarà vero che stiamo costruendo una tratta tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa? La cosa non sarebbe del tutto nuova: si conoscono i consigli di fabbrica, i consigli condominiali, i consigli di classe, d’istituto e di plesso nella scuola, consigli comunali, provinciali, regionali nell’amministrazione pubblica e così via; per quanto numerose le persone chiamate a decidere ai vari livelli organizzativi della società, il numero di coloro che subiscono le decisioni senza parteciparvi è incomparabilmente maggiore.
[Dialogante 2]  È proprio per avvicinare questi numeri che sono stati inventati i partiti e le elezioni, dandoci l’illusione di un potere diffuso, effettivamente partecipato.
[Dialogante 1]  Se è per questo, ci sono anche i referendum, per lo più solo abrogativi, che ti chiedono di dire se una certa cosa non la vuoi, mai però cosa vorresti invece di quella.
[Dialogante 2]  Il ‘no’ è politicamente asimmetrico rispetto al ‘sì’, ma è anche meno responsabile perché si limita a cancellare il problema, mentre il sì obbliga ad accettare integralmente l’offerta comprese le parti eventualmente indesiderate.
[Dialogante 1]  E, dato il significato per lo più abrogativo dei sì, ti costringe a dire ‘no’ quando vorresti dire ‘sì’ e viceversa.
[Dialogante 2]  Chiarissimo! Si capisce perché molto spesso i referendum così posti non raggiungono il quorum, e anche se lo raggiungono, non c’è da stare sicuri della sua veridicità.
[Dialogante 1]  Che ne deduci? Che la democrazia partecipativa è irrealizzabile?
[Dialogante 2]  No, solo che i referendum non le appartengono, non per lo meno se servono solo a ‘correggere’ la democrazia rappresentativa.

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