venerdì 25 aprile 2014

Tratta IX.2 – Circolarità del tempo?

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[Ho chiuso anche la precedente tratta con un richiamo alle avventure filosofiche di anni lontani. Che sia una conferma della circolarità del tempo?]

[Dialogante 1]  Ti propongo di lasciare perdere le nostalgie filosofiche e di rivolgerci decisamente al tema che abbiamo metaforicamente chiamato tratta ‘ponti’ forse anche con qualche riferimento in più all’attualità.
[Dialogante 2]  Non puoi dire però che la nostra attività di Centro Metaculturale non sia sta rivolta prevalentemente all’oggi culturale e politico, per quanto non nelle abituali forme polemiche e partitiche…
[Dialogante 1]  … forme che –è inutile negarlo– ci sono state fin da principio estranee, perfino fastidi are quando compaiono, esasperate, nei dibattiti televisivi e hanno l’unico scopo di contrastare l’avversario, anche quando dice che 1+1=2.
[Dialogante 2]  Ma non sono solo le forme che ci impediscono di partecipare alla vita politica come la vediamo quotidianamente rappresentata dai mass media
[Dialogante 1]  … è soprattutto il livello analitico del discorso che ipocriticamente si mantiene al di sotto di quello che la situazione richiederebbe.
[Dialogante 2]  O al di sopra se si considerano quelle più basi come fondanti.
[Dialogante 1]  Chiariamoci meglio con qualche esempio: senza crescita economica i paesi vengono dati per spacciati.
[Dialogante 2]  O meglio, lo sono senz’altro, almeno in un mondo basato esclusivamente sull’economia…
[Dialogante 1]  … mentre sappiamo benissimo che la crescita economica ad oltranza non può che portare al fallimento dell’umanità.
[Dialogante 2]  E allora perché?
[Dialogante 1]  Perché nessuno è disposto a rinunciare per primo al welfare. Se sarà costretto, come già oggi molti lo sono, almeno che non sia il solo! “Mal comune, mezzo gaudio.
[Dialogante 2]  Secondo te, il livello fondante della società è, come per Marx, quello economico?
[Dialogante 1]  Non conosco abbastanza Marx, non credo però che lui si riferisse all’utopia di una società comunista, ma alla realtà borghese che vedeva crescergli intorno. Non per nulla il suo modello di società era ben diverso.
[Dialogante 2]  Bel modello! L’abbiamo visto dissolversi come neve al sole.
[Dialogante 1]  Bella metafora! Soprattutto originale!
[Dialogante 2]  Adesso non mettiamoci a litigare tra di noi!
[Dialogante 1]  Quando si parla di politica, lì si va a finire!
[Dialogante 2]  Colpa del modello dialettico e di Hegel?
[Dialogante 1]  Lo so che vuoi provocarmi per vedermi cadere nella stessa trappola, ma dalla storia che non insegna mai nulla, almeno questo avremmo dovuto imparare: che dopo i quarant’anni l’ingenuità è una colpa.
 [Dialogante 2]  Vuoi dire che dobbiamo pensare con la testa nostra e non con quella di un altro, fosse pure di Marx o di Hegel.
[Dialogante 1]  Giusto, ma a scuola ci hanno insegnato a pensare sempre pensieri già pensati da altro…
[Dialogante 2]  … e la chiamano ‘cultura’…
[Dialogante 1]  … mentre i pensieri nostri, in quanto ‘uomini della strada’ valgono tutt’al più l’anonimato di un voto.
[Dialogante 2]  Oggi però le cose stanno cambiano (siamo nel giugno 2011); si parla con insistenza di ‘democrazia partecipativa’.
[Dialogante 1]  Mancano però ancora le strutture. È vero che le opportunità offerte da internet e dai mass media in genere rendono oggi realizzabili con relativa facilità scambi comunicazionali fino a ieri impensabili.
[Dialogante 2]  Se non fosse che di questa nuova opportunità la gente, e soprattutto i giovani approfittano solo per alimentare la parte più superficiale del discorso comune.
[Dialogante 1]  Che intendi per ‘la gente’ e ‘la parte più superficiale’ del discorso comune? Non ti sembra di essere anche tu vittima di un classismo elitario vecchia maniera?
[Dialogante 2]  Non voglio né posso contraddirti. Sono però, anzi siamo, tra coloro che s’ingegnano a fare della democrazia partecipativa un’ipotesi realistica.

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