[Ho chiuso anche la precedente tratta
con un richiamo alle avventure filosofiche di anni lontani. Che sia una
conferma della circolarità del tempo?]
[Dialogante 1] Ti propongo
di lasciare perdere le nostalgie filosofiche e di rivolgerci decisamente al
tema che abbiamo metaforicamente chiamato tratta
‘ponti’ forse anche con qualche riferimento in più all’attualità.
[Dialogante 2] Non puoi
dire però che la nostra attività di Centro
Metaculturale non sia sta rivolta prevalentemente all’oggi culturale e
politico, per quanto non nelle abituali forme polemiche e partitiche…
[Dialogante 1] … forme che
–è inutile negarlo– ci sono state fin da principio estranee, perfino fastidi
are quando compaiono, esasperate, nei dibattiti televisivi e hanno l’unico scopo
di contrastare l’avversario, anche quando dice che 1+1=2.
[Dialogante 2] Ma non sono
solo le forme che ci impediscono di partecipare alla vita politica come la
vediamo quotidianamente rappresentata dai mass
media…
[Dialogante 1] … è
soprattutto il livello analitico del discorso che ipocriticamente si mantiene
al di sotto di quello che la situazione richiederebbe.
[Dialogante 2] O al di
sopra se si considerano quelle più basi come fondanti.
[Dialogante 1] Chiariamoci
meglio con qualche esempio: senza crescita economica i paesi vengono dati per
spacciati.
[Dialogante 2] O meglio, lo
sono senz’altro, almeno in un mondo basato esclusivamente sull’economia…
[Dialogante 1] … mentre
sappiamo benissimo che la crescita economica ad oltranza non può che portare al
fallimento dell’umanità.
[Dialogante 2] E allora
perché?
[Dialogante 1] Perché
nessuno è disposto a rinunciare per primo al welfare. Se sarà costretto, come già oggi molti lo sono, almeno che
non sia il solo! “Mal comune, mezzo
gaudio.”
[Dialogante 2] Secondo te,
il livello fondante della società è, come per Marx, quello economico?
[Dialogante 1] Non conosco
abbastanza Marx, non credo però che lui si riferisse all’utopia di una società
comunista, ma alla realtà borghese che vedeva crescergli intorno. Non per nulla
il suo modello di società era ben diverso.
[Dialogante 2] Bel modello!
L’abbiamo visto dissolversi come neve al sole.
[Dialogante 1] Bella
metafora! Soprattutto originale!
[Dialogante 2] Adesso non
mettiamoci a litigare tra di noi!
[Dialogante 1] Quando si
parla di politica, lì si va a finire!
[Dialogante 2] Colpa del
modello dialettico e di Hegel?
[Dialogante 1] Lo so che
vuoi provocarmi per vedermi cadere nella stessa trappola, ma dalla storia che
non insegna mai nulla, almeno questo avremmo dovuto imparare: che dopo i
quarant’anni l’ingenuità è una colpa.
[Dialogante
2] Vuoi dire che
dobbiamo pensare con la testa nostra e non con quella di un altro, fosse pure
di Marx o di Hegel.
[Dialogante 1] Giusto, ma a
scuola ci hanno insegnato a pensare sempre pensieri già pensati da altro…
[Dialogante 2] … e la
chiamano ‘cultura’…
[Dialogante 1] … mentre i
pensieri nostri, in quanto ‘uomini della strada’ valgono tutt’al più
l’anonimato di un voto.
[Dialogante 2] Oggi però le
cose stanno cambiano (siamo nel giugno 2011); si parla con insistenza di
‘democrazia partecipativa’.
[Dialogante 1] Mancano però
ancora le strutture. È vero che le opportunità offerte da internet e dai mass media in genere rendono oggi
realizzabili con relativa facilità scambi comunicazionali fino a ieri
impensabili.
[Dialogante 2] Se non fosse
che di questa nuova opportunità la gente, e soprattutto i giovani approfittano
solo per alimentare la parte più superficiale del discorso comune.
[Dialogante 1] Che intendi
per ‘la gente’ e ‘la parte più superficiale’ del discorso comune? Non ti sembra
di essere anche tu vittima di un classismo elitario vecchia maniera?
[Dialogante 2] Non voglio
né posso contraddirti. Sono però, anzi siamo, tra coloro che s’ingegnano a fare
della democrazia partecipativa un’ipotesi realistica.
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