[Dialogante 2] Siamo di
nuovo alle prese con l’ambiguo concetto di libertà, ma questa volta non
vogliamo contestarlo, ma solo limitarne l’assolutezza.
[Dialogante 1] Che sia un
concetto utile, indispensabile anzi alla convivenza pacifica è fuor di dubbio,
solo che non è ben chiaro quali siano i comportamenti che meglio gli corrispondono…
[Dialogante 2] … tanto è
vero che, quando crediamo che qualcuno non vi corrisponda, non siamo quasi mai
d’accordo su come reagire.
[Dialogante 1] Il fatto è
che il quantitativo disponibile di ‘libertà’ non basta per tutti e acluni ne
restano più o meno privi.
[Dialogante 2] Mentre altri
ne hanno in eccesso.
[Dialogante 1] Sarebbe già
molto, se la libertà fosse equamente distribuita, così che nessuno avesse da
invidiarla a un altro.
[Dialogante 2] Certo, ma un
conto è la libertà, un conto il sentimento di libertà che ciascuno prova
indipendentemente da quanta ne ha. C’è chi si contenta dalla libertà di
pensiero, chi la vuole anche di azione, chi si sente prigioniero se solo non
guadagna un certo tanto al mese, chi considera la libertà indipendentemente dal
guadagno ecc.
[Dialogante 1] Pensi quindi
che la libertà non sia oggettivamente quantificabile…
[Dialogante 2] … e forse neppure
concettualizzabile senza un contesto di riferimento…
[Dialogante 1] … un
semplice flatus vocis.
[Dialogante 2] Non
esageriamo: su questo flatus si sono
addensate tante speranze, tante aspirazioni, per esso è stato versato tanto
sangue che non possiamo ignorare…
[Dialogante 1] … ma neppure
porre a fondamento di altro sangue, altra violenza. Insomma vorrei sottrarre al
termine quel sovrappiù di ideologico che ne fa una fonte di incalcolabile
dolore…
[Dialogante 2] Ora sei tu a
servirti dell’arma della retorica…
[Dialogante 1] Non credo
che i milioni, miliardi di morti per la libertà siano ‘retorici’.
[Dialogante 2] Loro no, ma
l’idea per cui sono morti sì!
[Dialogante 1] Non è che
sopravvaluti la vita umana?
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