[Warum
schreib’ ich eigentlich? Warum fahre ich fort zu schreiben, wo ich doch nichts
mehr zu schreiben habe?] [2]
Non è la prima volta che faccio questa
riflessione, cui non so dare alcun seguito plausibile, eppure mi ritrovo ogni
mattina (o quasi) seduto a un tavolo – uno qualsiasi – con la penna in mano.
Ricordo anche di aver già fatto il parallelo con il bruco intento a filare il
suo bozzolo e che se lo vede quotidianamente tagliato da un insetto maligno,
sempre nello stesso punto. E che fa il nostro solerte ma poco illuminato bruco?
Continua a filare, come se nulla fosse, dal punto dove è stato interrotto,
lasciando dietro di sé un ampio varco a disposizione di un qualsiasi
mangia-bruchi di passaggio.
Scrivo allora per passivo istinto,
diciamo, per vivere?
Anche per questo, certo, ma non solo.
Evidentemente c’è in me ancora un residuo di quello spirito didattico che un
tempo mi spingeva ogni domenica a tenere una conferenza famigliare sulla vita
degli insetti, come descritta dal Fabre nei suoi Souvenirs entomologiques.
Avevo, ho io qualche speranza di
migliorare il mondo con ciò che penso e scrivo?
Ovviamente no. Da un bel pezzo non ho
più l’età per coltivare queste illusioni.
E allora, perché scrivo? Per senso del
dovere verso me stesso?
C’è un po’ di tutto questo in me che
siedo al tavolone con la penna in mano. Nulla però di tanto forte che io ci
creda.
Non è più il tempo delle fedi.
E forse nemmeno delle speranze.
Non ci sono che brevi tratte da percorrere, troppo corte per
aver bisogno di una fede o per generare una speranza.
E allora anche la scrittura si
rattrappisce, perde di consistenza.
E chi scrive perde l’interesse pur lui.
Anche la grafia si fa piccola,
indistinta, la lettura faticosa, risicata.
Il pensiero abbandona la scrittura.
[1] Ultima tratta, restata,
come la precedente, in sospeso fino al 14-II-2011.
[2] Perché scrivo? Perché
continuo a scrivere, quando invece non ho più nulla da scrivere?
[3] Vedi 21. Un lascito – 1. Storia di una calligrafia,
in [18] Parabole, nel Volume V – Applicazioni comunicative delle Indagini
metaculturali.
Nessun commento:
Posta un commento