giovedì 9 novembre 2017

Tratta XLVIII.6 – Scrivo allora per passivo istinto…?


[Warum schreib’ ich eigentlich? Warum fahre ich fort zu schreiben, wo ich doch nichts mehr zu schreiben habe?[2]

Non è la prima volta che faccio questa riflessione, cui non so dare alcun seguito plausibile, eppure mi ritrovo ogni mattina (o quasi) seduto a un tavolo – uno qualsiasi – con la penna in mano. Ricordo anche di aver già fatto il parallelo con il bruco intento a filare il suo bozzolo e che se lo vede quotidianamente tagliato da un insetto maligno, sempre nello stesso punto. E che fa il nostro solerte ma poco illuminato bruco? Continua a filare, come se nulla fosse, dal punto dove è stato interrotto, lasciando dietro di sé un ampio varco a disposizione di un qualsiasi mangia-bruchi di passaggio.
Scrivo allora per passivo istinto, diciamo, per vivere?
Anche per questo, certo, ma non solo. Evidentemente c’è in me ancora un residuo di quello spirito didattico che un tempo mi spingeva ogni domenica a tenere una conferenza famigliare sulla vita degli insetti, come descritta dal Fabre nei suoi Souvenirs entomologiques.
Avevo, ho io qualche speranza di migliorare il mondo con ciò che penso e scrivo?
Ovviamente no. Da un bel pezzo non ho più l’età per coltivare queste illusioni.
E allora, perché scrivo? Per senso del dovere verso me stesso?
C’è un po’ di tutto questo in me che siedo al tavolone con la penna in mano. Nulla però di tanto forte che io ci creda.
Non è più il tempo delle fedi.
E forse nemmeno delle speranze.
Non ci sono che brevi tratte da percorrere, troppo corte per aver bisogno di una fede o per generare una speranza.
E allora anche la scrittura si rattrappisce, perde di consistenza.
E chi scrive perde l’interesse pur lui.
Anche la grafia si fa piccola, indistinta, la lettura faticosa, risicata.
Il pensiero abbandona la scrittura.
Questa si riduce a una linea appena disegnata, come nella parabola[3].



[1]           Ultima tratta, restata, come la precedente, in sospeso fino al 14-II-2011.
[2]           Perché scrivo? Perché continuo a scrivere, quando invece non ho più nulla da scrivere?
[3]           Vedi 21. Un lascito – 1. Storia di una calligrafia, in [18] Parabole, nel Volume V – Applicazioni comunicative delle Indagini metaculturali.

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