[Nel ’40 avevo tredici anni. La
collezione era ancora agli inizi ma cresceva rapidamente. Si può dire che non
c’è una volta che, anche solo uscendo di casa, non trovassi qualche bella
specie nuova (tutte le specie erano per me belle e nuove). Roma era piena di
coleotteri o almeno così mi sembrava. Villa Borghese in particolare era un vero
e proprio paradiso per un principiante ed effettivamente vi si trovavano anche
specie notevole: Rhopalopus hungaricus,
Potosi affinis e aeruginosa, Necydalis ulmi,
Rhamnusium bicolor, oltre alle due
imponenti specie di Cerambyx (cerdo e velutinus). Avevo inoltre il secondo territorio di raccolta, in
Germania, vicino Amburgo, che mi fruttava tutt’altre specie come dei magnifici Carabus, estranei alla fauna laziale (Carabus hortensis, nemoralis, glabratus,
problematicus).
Man mano, grazia all’acquisto del Reitter [1],
seguito qualche anno dopo dal Porta [2],
cominciavo a orientarmi nella selva nomenclatoriale che sarebbe poi diventata
pane quotidiano fino a pochi anni fa, quando ho dovuto smettere la mia attività
del raccoglitore.
Quanti coleotteri avrò raccolto in
tutto?
La domanda è affatto l’interesse perché
in determinate condizioni anche una sola specie può essere rappresentata da
milioni di individui concentrate in un piccolo spazio. Più sensata la domanda
di quante specie ho raccolto in questa settantina di anni. Ma anche così è
difficile per non dire impossibile dare una risposta esauriente. Perché buona
parte degli esemplari o non è determinata con certezza o non lo è per niente;
perché gli stessi specialisti non distinguono con chiarezza la sottospecie
dalla specie; perché la piccolezza di alcune specie e la loro cattiva
preparazione (non sono stato sufficientemente accurato nel trattare gli
esemplari); infine la mia pessima calligrafia rende quasi illeggibili molti
nomi.
Nonostante questi evidenti difetti,
credo che la mia collezione potrà riservare a un osservatore attento qualche
sorpresa e si appare anche per me.]
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