[Dialogante 2] Dovremmo
questo punto riprendere il nostro (finto) dialogo sui Lepidotteri, ma, non
essendo noi lepidotterologi…
[Dialogante 1] … e non
avendo più altro da dire che non si trovi nei molti bei libri oggi in commercio
sull’argomento, ripieghiamo sulla figura del raccoglitore, dell’entomologo
dilettante…
[Dialogante 2] … figura
oggi in declino, ma non perché manchi l’interesse per le cose di natura, ma
perché mancano ogni giorno di più i soggetti da osservare.
[Dialogante 1] Le Primavere silenziose di cui parlava
Rachel Carson fin dal 1962 [1]
sono ormai alle porte. Gli uccelli e gli insettivori in genere sono – almeno da
noi – in evidente regresso, semplicemente perché stanno scomparendo gli
insetti, e scomparsi gli insetti, toccherà a noi, come affermano da tempo voci
autorevoli di biologi e naturalisti in genere [2].
[Dialogante 2] Ma, se di
questa cosa si parla quotidianamente su libri, riviste, perfino su canali
televisivi e specializzati in questo senso, se anche l’opinione pubblica
comincia a essere sensibilizzata, al punto che non mancano i movimenti,
addirittura i partiti che dei problemi ecologici hanno fatto il fulcro della
loro attività…
[Dialogante 1] … come mai i
discorsi ufficiali sull’economia, sul nostro futuro non ne tengono conto,
tutt’al più vi accennano per poi parlare d’altro? E che cosa sarebbe questo
‘altro’?
[Dialogante 2] Non certo la
salvaguardia della nostra specie, tanto meno della vita tutta, che sembra
interessarci solo in quanto produce guadagno a spese di se stessa (e facciamo
finta di non accorgercene)…
[Dialogante 1] … ma allora
che cos’è a interessarci più della sopravvivenza? più dello stesso guadagno?
[Dialogante 2 e 1, a due] Il potere.
[Dialogante 2] E perché il
potere’, che non si mangia e neppure in grado di assicurarci sonni tranquilli?
[Dialogante 1] Forse è un
residuo non metabolizzato dell’istinto di dominanza, funzionale alle specie
animali finché si trattava di far prevalere un patrimonio genetico individuale
in qualche modo avvantaggiato nei confronti dell’ambiente…
[Dialogante 2] … e, per
estensione, ancora ritenuto ‘superiore’ quando a decretarlo era, non più la
‘natura’ ma la ‘cultura’ e con essa la volontà prevaricatrice di essere
‘pensanti’.
[Dialogante 1] Se a questo
– la prevaricazione cosciente – doveva servire la cultura’, c’è da domandarsi
se non sarebbe stato meglio che la selezione naturale se l’avesse risparmiata
la nostra società si fosse evoluta in senso egalitario come quelle degli
imenotteri (api, formiche…) e come noi uomini avevamo malamente progettato con
l’idea comunista.
[Dialogante 2] Vuol dire
allora che la specie umana è un fallimento sia quando si basa sulla concorrenza
– nient’altro che un desiderio di prevaricazione (mors tua vita mea) – sia quando predica l’eguaglianza senza neppure
riuscire ad attuarla?
[Dialogante 1] Non dico
questo. Penso solo che la cultura dovrebbe cominciare a riflettere
metaculturalmente su se stessa senza abbandonarsi passivamente agli suoi
consigli. Abbiamo cercato di andare oltre i nostri istinti sottomettendoli ai
dettami della cultura; ora dobbiamo superare anche questi ultimi nella
riflessione metaculturale. Solo così possiamo sperare di sopravvivere anche alla
irriflessa violenza delle culture…
[Dialogante 2] … giacché la
violenza culturale è infinitamente più violenta di quella istintuale. La
violenza di un leone cessa con la sua fame. Quella di un orango quando la sua
rabbia si è sfogata. La violenza della cultura può durare secoli e costare
molti milioni di vittime.
[Dialogante 1] E così pensi
che la nostra salvezza dipenda unicamente dalla nostra capacità di costruire
una politica che superi ogni forzatura particolaristica concentrandosi solo su
ciò che di giovamento non solo per l’umanità ma per la biosfera tutta.
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