[Dialogante 2] Molti
ritengono, e con qualche ragione, lo studio teorico – basato su modelli artificiali
o su casi concreti, analizzati però secondo principi astratti – del tutto
insufficiente a dar ragione della realtà, tanto più a dare un fondamento alla
ipotetica società planetaria.
[Dialogante 1] Come corri!
Sei già arrivato a una società planetaria quando neppure riusciamo a dare
solidità a un organismo politico ristretto come l’Unione europea.
[Dialogante 2] Appunto
perché le abbiamo dato un impianto prevalentemente finanziario senza averlo
fatto precedere né successivamente integrato in un quadro comprensivo di altri,
più importanti fattori, a cominciare da quello culturale.
[Dialogante 1] Ora però il
successivo passo, l’effettiva coordinazione globale delle politiche nazionali,
non è neppure pensabile senza un previo, approfondito studio della variabilità
culturale, etologica, politica delle popolazioni, sempre che non si voglia
ricorrere all’unificazione forzata come forse l’avevano sognata Marx e Engels e
come ben diversamente le stiamo realizzando noi occidentali con l’appiattimento
sul modello euroamericano del ‘mercato’…
[Dialogante 2] … un modello
oggi mondiale, come attestato dalle ‘borse’…
[Dialogante 1] … tutte
funzionanti allo stesso modo, nonostante gli studi sui sistemi complessi
dimostrino la maggior resistenza della diversità rispetto all’uniformità
strutturale.
[Dialogante 2] È per questo
che l’esercizio della politica, soprattutto se a livello fondante come oggi
richiesta dalla mondializzazione dei problemi culturali, economici e
finanziari, richiede non uno ma una pluralità di studi preventivi, da condursi
anzitutto localmente (in un’ottica, tuttavia, non locale), quindi, per gradi,
estesi alla globalità. Tutti i paesi dovrebbero partecipare, da diversi punti
di vista e con diversi approcci tecnologici a questa fase propedeutica, da cui
dovrebbe scaturire un piano, non tanto di sviluppo quanto di mantenimento della
vita planetaria nella sua varietà e nel suo divenire.
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