sabato 4 novembre 2017

Tratta XLVIII .1 – Essenziale è – appunto – studiarli.


[Dialogante 2]  Abbiamo chiuso la passata sestina in maniera piuttosto debole e blandamente utopistica.
[Dialogante 1]  È vero, ma che cosa potremmo dire più di questo. Se avessimo un effettivo anche se minimo potere, potremmo forse prendere delle decisioni di piccolo raggio, tali però da fornire delle indicazioni utili per chi il potere ce l’ha.
[Dialogante 2]  Non sono le indicazioni che ci mancano, almeno a proposito di ciò che non dovremmo fare, mentre è ciò che facciamo di preferenza: accrescere i nostri guadagni, specie se già cospicui.
[Dialogante 1]  Chi li voglia accrescere e ce l’ha minimi è del tutto comprensibile; ancor più chi voglia averne di minimi se non ce ne ha affatto. Ma che voglia aumentarli chi è miliardario, come certi imprenditori è contro ogni logica.
[Dialogante 2]  È qui che ti sbagli. Il guadagno è di tal fatta che o cresce indefinitamente o si perde in un colpo solo. Una fabbrica che fallisce può ridurre sul lastrico non solo gli operai che ci lavorano ma anche chi ne è il proprietario.
[Dialogante 1]  Quello sa sempre come cavarsela, l’operaio no…
[Dialogante 2]  … se non lo protegge la legge.
[Dialogante 1]  Quindi la massima attenzione va riposta in un’adeguata tutela delle classi più deboli…
[Dialogante 2]  … che tuttavia non può intralciare più di tanto quelle che detengono i capitali per muovere l’economia, cioè per farla crescere.
[Dialogante 1]  Questo entro il modello capitalistico, oggi in declino
[Dialogante 2]  … mentre il suo antagonista è definitivamente fallito.
[Dialogante 1]  Né il modulo comunista né quello socialista sono da considerare modelli chiusi nel loro antagonismo. Infinite sono le possibilità di modulazione reciproca. Vanno però studiate, al di fuori di ogni valutazione ideologica, sia sugli esempi storici che in quelli di ‘laboratorio’. Essenziale è – appunto – studiarli. 

Nessun commento: