lunedì 6 novembre 2017

Tratta XLVIII.3 – … non con lo scontro di realtà e utopia?


[Dialogante 1]  Il solito scivolone utopistico, su cui sorridere se non sbadigliare apertamente!
[Dialogante 2]  Purtroppo non abbiamo che l’utopia da opporre all’inerzia degli interessi mondiali congiunti.
[Dialogante 1]  Come sarebbe ‘congiunti’, quando è evidente la loro massima divergenza, cui dobbiamo addirittura il pericolo dell’estinzione.
[Dialogante 2]  Divergenti nella direzione, centripeta per ogni punto, identica nel modulo Ho, il ‘guadagno’!
[Dialogante 1]  L’assalto al guadagno trova tutti d’accordo, quelli almeno che guadagnano o contano di farlo.
[Dialogante 2]  È il modello a congiungere gli opposti nell’identità del modulo.
[Dialogante 1]  E qui sta l’utopia: nella convinzione che non esista un solo tipo di guadagno e che, se manca quello in termini di ricchezza materiale, altri ne esistano, altrettanto se non più giustificante.
[Dialogante 2]  Ma con la ricchezza materiale si possono comprare anche le altre.
[Dialogante 1]  Ecco l’altra utopia, opposta alla precedente, di chi punta sulla ‘crescita’ illimitata.
[Dialogante 2]  Quindi, secondo te, avremo a che fare con due opposti utopie e non con lo scontro di realtà e utopia? Il modello sociale in cui viviamo non sarebbe più ‘reale’ di qualsiasi altro.
[Dialogante 1]  Lo sarebbe nel suo essere concreto, non nella sua immagine ‘ideale’. Credo che qualsiasi ‘realtà’ non avrebbe per noi alcun valore, se non vivesse il suo doppio in una costruzione mentale che siamo soliti chiamare ‘idea’ è che in qualche modo le corrisponde. Ed è questo ‘doppio’ che noi percepiamo nella mente lasciando all’apparato sensoriale la funzione di trasferimento della virtualità del reale alla realtà dell’immagine.


[Quest’ultima osservazione si riferisce già alle Bagatelle beethoveniane e ai Ländler schubertiani che sto ascoltando dalla televisione.]

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