[Dialogante 2] Ritengo
l’op. 111 il punto più alto raggiunto dal pensiero d’Occidente.
[Dialogante 1] Non è un
po’ troppo banale questa affermazione? La musica è forse una scalata d’alta
montagna o il rilascio di un pallone sonda?
[Dialogante 2] Forse certe
affermazioni si possono fare solo con frasi ‘banali’.
[Dialogante 1] E allora
perché farle?
[Dialogante 2] Si fanno
quando se ne sente il bisogno. La parola non serve solo a certificare verità; la si usa anche per esprimere convinzioni.
[Dialogante 1] E che
rapporto c’è tra ‘convinzione’ e ‘verità’?
[Dialogante 2] Possiamo
dire che la convinzione è una verità soggettiva e momentanea.
[Dialogante 1] Cioè può non
essere una verità per qualcun altro o per noi stessi in un altro momento.
[Dialogante 2] Certamente,
è ovvio.
[Dialogante 1] Come dire
che è ‘banalmente’ vero.
[Dialogante 2] Forse la
verità è sempre banale.
[Dialogante 1] Non banale
sono solo le falsità e le convinzioni…
[Dialogante 2] … le prime
perché è difficile dimostrare la ‘verità di una falsità’, le seconde perché
l’accertamento della verità o della falsità di una ‘convinzione’ richiede un
tempo potenzialmente infinito.
[Dialogante 1] Più che ‘non
banali’ le direi piuttosto ‘indimostrabili’.
[Dialogante 2] Mi sembra di
capire che c’è ben poco da fidarsi del linguaggio verbale…
[Dialogante 1] … che è
costantemente implicato in forme di giudizio…
[Dialogante 2] … e queste
implicano l’uso della logica…
[Dialogante 1] … che a sua
volta è più brava a mentire che a dire la verità.
[Dialogante 2] Per questo
ritengo più affidabili quei linguaggi cui manca la funzione giudicante.
[Dialogante 1] Quasi tutti,
quindi, eccetto il linguaggio verbale e, forse, quello logico-matematico.
[Dialogante 2] A noi,
tuttavia, servono soprattutto quelli che rendono possibili i giudizi; agli
altri riserviamo per lo più funzioni normative…
[Dialogante 1] … e perché
non quella di ‘esprimere’ senza giudicare?
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