[Dialogante 2] È la memoria
che ci fa essere come individui…
[Dialogante 1] … ci
costruisce un poco alla volta.
[Dialogante 2] Probabilmente
occorre un’enorme quantità di dati perché la costruzione sia terminata.
[Dialogante 1] In altri
mammiferi la maggior parte dei dati è già trasmessa ereditariamente, nelle
antilopi per esempio tutte quelle necessarie a una corsa mirata.
[Dialogante 2] Nell’uomo,
più che i dati definitivi mi sembrano preordinati i ‘vuoti’ per accoglierli.
[Dialogante 1] In Musica-Società[1],
credo per influsso di Lorenz, ho parlato di Möglichkeitsformen
(forme di possibilità), una volta esaurite le quali, l’avventura umana sarebbe
giunta a termine.
[Dialogante 2] Eravamo
ancora degli ottimisti, oggi pensiamo che finisca molto prima di aver esaurito
le sue potenzialità.
[Dialogante 1] Parli delle
potenzialità come di oggetti soggetti a consumo. Questo sarà pure vero – o
meglio culturalmente predicabile – per un fiammifero o un litro di benzina, non
credo per la mente umana, che ci piace considerare ‘aperta’, cioè non
calcolabile nel suo rendimento.
[Dialogante 2] È lo stesso
esito previsto in Musica-Società:
solo che allora immaginavo che, prima di scomparire, la nostra specie avrebbe
dovuto sperimentare tutte le possibilità implicite nel suo corredo genetico,
oggi, visto le cose come vanno, non lo immagino più.
[Dialogante 1] Esistono le
morti violente o casuali, sia per gli individui che per le popolazioni e così
credo anche per l’umanità.
[Dialogante 2] La nostra
estinzione potrebbe essere casuale?
[Dialogante 1] Più
probabile: violenta.
[Dialogante 2] Ad opera di
chi?
[Dialogante 1] Del
progresso che ci ha reso così stupidi da estinguere noi stessi.
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