domenica 21 dicembre 2014

Tratte di memoria – XXV.6 Estinzione ad opera del progresso?





[Dialogante 2]  È la memoria che ci fa essere come individui…
[Dialogante 1]  … ci costruisce un poco alla volta.
[Dialogante 2]  Probabilmente occorre un’enorme quantità di dati perché la costruzione sia terminata.
[Dialogante 1]  In altri mammiferi la maggior parte dei dati è già trasmessa ereditariamente, nelle antilopi per esempio tutte quelle necessarie a una corsa mirata.
[Dialogante 2]  Nell’uomo, più che i dati definitivi mi sembrano preordinati i ‘vuoti’ per accoglierli.
[Dialogante 1]  In Musica-Società[1], credo per influsso di Lorenz, ho parlato di Möglichkeitsformen (forme di possibilità), una volta esaurite le quali, l’avventura umana sarebbe giunta a termine.
[Dialogante 2]  Eravamo ancora degli ottimisti, oggi pensiamo che finisca molto prima di aver esaurito le sue potenzialità.
[Dialogante 1]  Parli delle potenzialità come di oggetti soggetti a consumo. Questo sarà pure vero – o meglio culturalmente predicabile – per un fiammifero o un litro di benzina, non credo per la mente umana, che ci piace considerare ‘aperta’, cioè non calcolabile nel suo rendimento.
[Dialogante 2]  È lo stesso esito previsto in Musica-Società: solo che allora immaginavo che, prima di scomparire, la nostra specie avrebbe dovuto sperimentare tutte le possibilità implicite nel suo corredo genetico, oggi, visto le cose come vanno, non lo immagino più.
[Dialogante 1]  Esistono le morti violente o casuali, sia per gli individui che per le popolazioni e così credo anche per l’umanità.
[Dialogante 2]  La nostra estinzione potrebbe essere casuale?
[Dialogante 1]  Più probabile: violenta.
[Dialogante 2]  Ad opera di chi?
[Dialogante 1]  Del progresso che ci ha reso così stupidi da estinguere noi stessi.


[1]             Vedi [1] Musica-società nel Volume I – Prodromi delle Indagini metaculturali.

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