martedì 23 dicembre 2014

Tratta XXVI.1 – … sarebbe stato possibile qualsiasi innesto specifico…



[Dialogante 2]  Ricordo che molti anni fa, nel progettare la figura professionale dell’operatore culturale di base (poi meglio caratterizzato come metaculturale[1]), l’avevamo immaginato come un agente formatore che, al culmine della sua esperienza, sarebbe rimasto in silenzio a osservare il gruppo di formandi intenti a lavorare in proprio o tutt’al più integrandosi fra loro. Sarebbe cioè bastata la sua presenza senza esplicito passaggio di informazioni perché il lavoro di formazione, opportunamente innescato e occasionalmente stimolato, si trasformasse in autoformazione.
[Dialogante 1]  Era una condizione esterna, che non osavamo supporre si potesse verificare nella realtà. Già l’esperienza della pratica musicale di base (anni Settanta) aveva peraltro mostrato come opportune condizioni di partenza e di conduzione potevano portare, in un tempo relativamente breve a un buon grado di autonomia compositiva tra i componenti del gruppo discente, che però, nell’esperienza della composizione visiva, dopo solo qualche mese di progressivo ritiro dell’operatore dalla scena dei nostri incontri (pur restando l’operatore fisicamente presente), il cammino del gruppo verso la piena autonomia progettuale ed esecutiva – autonomia mentale anzitutto, poi anche manuale, tecnica – poteva dirsi compiuto.
[Dialogante 2]  Su questa base sarebbe stato quindi possibile qualsiasi innesto specifico, si sarebbe potuta sviluppare qualsiasi tecnica pittorica, acquisita o inventata.
[Dialogante 1]  In alcuni casi, di questo sovrappiù professionalmente non si sentiva neppure il bisogno, tanto evidenti e soddisfacenti apparivano i risultati ottenuti, al punto che un’eventuale integrazione per esempio figurale o addirittura figurativa sarebbe stata avvertita come inutile ridondanza in un percorso largamente autosufficiente.
[Dialogante 2]  Anche l’assiduità dei partecipanti a questi incontri settimanali (si tenga conto che si trattava di persone lavorativamente impegnate) la dice lunga su loro interesse anche individuale, testimoniato a fine anno da decine di cartelle gonfie di disegni accuratamente suddivisi e catalogati.


[1]             Vedi [3] L’operatore culturale di base nel Volume I – Prodromi delle Indagini metaculturali.

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