mercoledì 17 dicembre 2014

Tratte di memoria – XXV.2 (Memoria di cose viste)



Da Chiusa, all’imbocco della Val Gardena, si prendeva un trenino a vapore, di scartamento ridotto che, sbuffando faticosamente, si arrampicava su, lungo la valle fino ad arrivare a Ortisei e oltre, a Selva (che in tedesco fa Wolkenstein) e Plan. In molti tratti gli si poteva comodamente camminare accanto, in altri si sarebbe dovuto quasi correre. Prima di raggiungere Ortisei, dopo un tornante della strada ferrata, si apriva allo sguardo attento del viaggiatore la vista del massiccio del Sella che chiude la valle e, sulla destra il Sassolungo che sfora il cielo. Non avevo visto mai nulla di così alto, più di tremila, mi hanno detto, e io ho subito inteso ‘chilometri’, e da allora per molto tempo ho pensato che il Sassolungo fosse alto più di tremila chilometri. Oggi il trenino non c’è più da un pezzo e, per ammirare i tremila chilometri di altezza del Sassolungo basta percorrere in macchina una ventina di chilometri in dolce salita.
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Pirenei, Parco nacional de Ordesa, con Thomas, estate 1999
Alziamo un sasso ben incassato nel suolo. Un lampo verde oro. La mano esita, per afferrare lo splendido Carabus. Non a caso l’hanno chiamato Carabus splendens. Avevamo trovato sulle Alpi l’auronitens, ma lo splendens era un’altra cosa, un éclat de rouge feu, avrebbe detto Fabre. Ci siamo subito messi in cerca del suo congenere Carabus (Chrysothribax) rutilans, ma, niente da fare, e così ci siamo accontentati di una piccola serie di cinque o sei splendens.
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Sempre sui Pirenei, stesso anno.
Eccoli! Li vediamo, altissimi sopra la nostra testa, ali immobili come travi. Piccoli all’occhio per la distanza, se ne intuiscono le enormi dimensioni. Poco dopo, sotto di noi, nella valle, una decina in volo basso, forse su una carcassa. Con loro alcuni Neophron percnopterus. Infine, a qualche metro da noi un’ombra gigantesca ci copre il cielo per un secondo. Il nostro primo incontro con gli avvoltoi.

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