mercoledì 24 dicembre 2014

Tratta XXVI.2 – Gli incontri sul visivo


La porta della confusione

[Dialogante 1]  Forse è bene che spieghiamo sommariamente a chi ci legge come si svolgono gli incontri settimanali con Paola sul visivo (è questo il termine scelto dai partecipanti). All’inizio Paola consegna il progetto di massima, che è sempre semplicissimo, ma estremamente ‘aperto’, che cioè ammette un numero stragrande di ‘letture’ diverse.
[Dialogante 2]  Ecco per esempio uno dei primi progetti consegnati[1]:
Campo: tutto il foglio
Elementi: cinque elementi verticali della stessa lunghezza da tracciare sul foglio
Strumenti: una penna o matita
(La parola ‘campo’ specifica la superficie su cui viene tracciato il disegno)
Nulla è detto su dove tracciare i segmenti, sulla distanza tra loro, sulla lunghezza. Quasi tutti interpretano la consegna con cinque segmenti equidistanti, tracciati con inizio in alto a sinistra del foglio. Solo pochi li dispongono in altre parte del campo. In un unico caso i cinque segmenti sono dissociati in parte diverse del campo.
L’analisi (collettiva) ha poi rilevato i condizionamenti culturali che hanno impedito di riconoscere la ‘apertura’ del progetto, uniformandone la ‘lettura’ in base alle normali esperienze di scrittura.
[Dialogante 1]  Gli altri incontri di quest’anno (2010-2011) sono stati dedicati alla costruzione di ‘serie’ di disegni. Anche qui il termine ‘serie’ è stato fatto oggetto di più interpretazioni divergenti:
                                    serie trasformazionale continua
(in cui un disegno A viene replicato con piccole varianti che un po’ alla volta lo trasformano in un disegno B)
                                    serie trasformazionale discontinua
(in cui la trasformazione di A in B si svolge senza evidente continuità, a salti, con inversioni di direzione ecc.)
                                    serie non trasformazionale, i cui elementi sono collegati da altri criteri (per esempio la presenza costante di un elemento evidente o anche no)
                                    serie definita da un comportamento comune degli elementi
(per esempio da una tendenza all’accrescimento di un parametro)
                            ………
                                    serie degli elementi del tutto scollegati e indipendenti
(cosa fare perché vengano percepiti come ‘serie’?)
[Dialogante 2]  La tipologia della serie non viene comunque ricercata a priori e tecnicamente, ma ricavata analiticamente dai lavori di realizzazione del progetto di massima, e anche queste analisi, inizialmente guidate dall’operatore metaculturale (qui Paola), molto presto si sono svolte all’interno del gruppo discente, senza più l’intervento dell’operatore. Questo, come già detto, si limitava a essere presente, tutte le fasi del lavoro essendo di fatto controllate parte dai singoli, parte dal gruppo.
[Dialogante 1]  Domandiamoci ora, a che cosa ha portato questa esperienza corale:
                            A       Per il singolo: la progressiva emancipazione dai condizionamenti culturali, il che non significa il loro rifiuto, ma il loro controllo attraverso la consapevolezza, la capacità di servirsi della mente altrui senza entrare in competizione con esso; l’attivazione della mente propria a fini di sinergia, non di rivalità; dato un progetto, l’individuazione delle alternative; il forte incremento delle facoltà sia analitiche che compositive; la crescita dell’autonomia individuale…
                            B       Per il gruppo: il superamento dell’individuo, che non è rinuncia alla propria individualità, ma disponibilità a metterla a disposizione di una mente collettiva; responsabilizzazione del gruppo in confronto del progetto concordato; acquisizione di una sensibilità per ciò che accade fuori dai propri confini; crescita di una coscienza sopraindividuale, di appartenenza a qualcosa che va al di là del proprio egoismo…




[1]             Vedi [10d] Esperienze grafico-pittoriche, Volume III L’Ipotesi Metaculturale, Indagini metaculturali.

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