[Dialogante 2] È più che
ovvio che un paio di paragrafi di un breve capitolo sull’argomento non danno
neppure l’idea di ciò che è possibile fare in un’ottica ‘di base’ come quella
adottata da più di trent’anni dal Centro
Metaculturale (e ripresa di recente negli incontri gestiti da Paola Bučan).
[Dialogante 1] Tutt’al più
queste annotazioni possono suscitare curiosità per documentazioni più ampie e
dettagliate, quali il lettore potrà trovare nelle Indagini metaculturali e
in alcuni scritti e raccolte concomitanti.
[Dialogante 2] A dire il
vero, pensiamo che la ‘formazione di base’ possa essere raggiunta – e forse in
futuro lo sarà senza l’aiuto di testi scritti, addirittura senza la presenza di
un insegnante, ma solo con un adeguato training
controllato da un operatore metaculturale.
[Dialogante 1] Questo
perché lo strumento principe di un processo di autoformazione ce l’abbiamo
tutti – il cervello – mentre l’apporto nozionistico esterno non eccede il
patrimonio comune, acquisibile semplicemente vivendo in un contesto sociale, e
all’indispensabile apporto critico relativizzante provvederebbe appunto l’operatore
metaculturale.
[Dialogante 2] Visione
utopistico-idillica, troppo lontana dall’attuale realtà se non altro perché con
il ‘normale’ apparato nozionistico esterno presentiamo anche schegge
ideologiche in grado di compromettere tutto l’edificio della cultura di base.
[Dialogante 1] D’accordo
sul carattere utopistico della mia visione. Penso però che le classi docenti
del futuro, almeno per i gradi scolastici inferiori, sarebbe bene che godessero
di una formazione meta (cioè critico-relativizzante in senso metaculturale) più
che non di un ampio repertorio nozionistico, oggi facilmente ottenibile con
pochi clic sul computer.
[Dialogante 2] Sono
naturalmente d’accordo con ciò che dici. Troppi però sono ancora le voci
discordanti perché si possa contare in tempi ragionevoli su una così radicale
riforma dei processi formativi.
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